Mario Nicolis di Robilant (Torino, 28 aprile 1855 – Roma, 23 luglio 1943) è stato un militare e politico italiano, noto per aver guidato la 4ª Armata del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale.
Mario Nicolis di Robilant nacque a Torino nel 1855, la stessa città dove frequentò nell'agosto 1874 l'Accademia Reale, uscendone sottotenente e assegnato ad un reggimento di artiglieria. Ottenuta la promozione a tenente, Robilant nel 1882 fu inviato presso lo Stato Maggiore del Regio Esercito dove rimase fino all'aprile 1890, quando fu trasferito col grado di maggiore nel 10º Reggimento bersaglieri. L'anno nuovo, il 1891, lo vide aiutante di campo di Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta, e dopo quattro anni, quando era già tenente colonnello, diventò capo di Stato Maggiore della divisione Bologna.
Promosso colonnello, venne incaricato di guidare il 68º Reggimento di fanteria, ma nel 1898 ritornò nello Stato Maggiore dell'esercito. Presto Robilant diventò generale e assunse nel 1903 il comando della brigata Basilicata per poi, nell'aprile 1908, essere destinato al Ministero degli Affari Esteri con l'incarico di addestrare la gendarmeria macedone insieme ai carabinieri.
Tenente generale nel 1910, un anno dopo era al comando della divisione Piacenza prima e della Torino poi, finché non venne nominato capo del XII Corpo d'armata nel 1914.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Robilant si trovava al vertice del IV Corpo d'armata che condusse alla conquista del Monte Nero[1], quindi nel settembre 1915 assunse il comando della 4ª Armata stanziata sul Cadore. Il 23 febbraio 1917 venne nominato Senatore del Regno d'Italia giurando il 27 giugno.
A seguito della disfatta di Caporetto del Regio Esercito gli fu ordinato dal generale Luigi Cadorna di ritirarsi nei pressi del monte Grappa, ma egli, che forse non si era reso conto della gravità della situazione, ordinò di ripiegare con un ritardo che causò la cattura di circa 11.500 uomini, intrappolati dalle forze di Otto von Below. A questo suo grave errore comunque Robilant rispose poco tempo dopo vincendo la prima battaglia del Piave, e nel febbraio del 1918 lasciò la 4ª Armata per passare alla 5ª. Finì la guerra rappresentando l'Italia al Consiglio Supremo di Guerra Interalleato di Versailles.
Robilant fece ritorno al suo paese nel febbraio del 1919 per prendere il comando dell'8ª Armata, ma il 30 novembre, dietro sua specifica richiesta, venne c
ongedato (aveva 64 anni). Prima di morire a Roma nel 1943, ricevette l'ultima promozione nel 1925 a generale d'armata della riserva.
Il ritardo della IV Armata (31 ottobre - 2 novembre 1917)
Il 31 ottobre Cadorna insisteva per una maggiore tempestività:
Situazione Tagliamento va aggravandosi. Codesta Armata acceleri movimenti di ripiegamento sulla destra del Piave. Per ottenere indispensabile acceleramento abbandoni ogni impedimento e limiti movimento a sole truppe ed artiglierie.
Ma il Comando della IV Armata parve non rendersi conto della situazione; la situazione della II Armata non pareva così grave ed il Di Robilant faceva notare che un'accelerazione nel movimento avrebbe implicato l'abbandono delle artiglierie: il Comando Supremo (che aveva già ordinato il ripiegamento delle artiglierie a partire dal 26 ottobre!) non poteva certo acconsentire al pericolo di perdere le artiglierie già dislocate in prospettiva sul Piave, per cui fu costretto ad accettare la decelerazione della IV Armata, tanto che nel fonogramma 5199 delle 21 del 31 ottobre ammette:
Situazione sempre grave. Permane pertanto necessità accelerare ripiegamento non però al massimo bensì in modo da salvare artiglierie specialmente cannoni 149A et mortai 210 cannoni da 120 francesi et marina et nei limiti del possibile obici 210.
Già dal 30 ottobre il gen. Piacentini (I Corpo) aveva emanato i primi ordini per l'arretramento: il comando di Artiglieria avrebbe dovuto sgombrare i grossi e medi calibri mentre il comando del Genio doveva predisporre le interruzioni necessarie. Il comando dei CC.RR. era incaricato dell'ordine lungo le rotabili di tutte le valli mentre ai sindaci della valli del Padola, Ansiei e Boite venne notificato lo sgombero della popolazione civile e l'internamento dei sospetti. Le truppe in forza al Corpo d'Armata vennero raggruppate nel modo seguente:
Fortezza Cadore - Maè (gen. Marocco)
Milizia Territoriale e Presidiari
comando II battaglione dell'11° Bersaglieri
II battaglione del 7° Bersaglieri
1° Gruppo Artiglieria da Montagna
1ª Divisione (gen. Invrea)
truppe del 5° Settore
VI Raggruppamento Alpino
Brigata Como rinforzata (gen. Fiastri)
truppe 6° e 7° Settore
A tutti i comandi veniva raccomandato di rendere mobili le truppe con artiglieria in modo da essere preparati ad urgenti richieste di riposizionamento.
Dal 30 la 275ª del Val Piave era stata spostata in Comelico; nei giorni successivi la 268ª giunse in Val Ansiei e la 276ª in Val Boite per proteggere il ripiegamento della 1ª Divisione. A partire dallo stesso giorno cominciò a passare per S. Vito di Cadore molta fanteria ed artiglieria con cannoni di vario calibro. Forti movimenti si registrarono anche il 31 e poi l'1 ed il 2 novembre, mentre il 3 anche il panificio veniva chiuso ed i forni distrutti. Alle 13 del 5 novembre l'esodo poteva dirsi competo. Le autorità militari informavano i sindaci che "chi voleva partire dal paese era libero di farlo e avrebbe avuto protezione ancora per 2 giorni".
Il 31 ottobre il gen. Di Robilant, finalmente esplicito nel fissare la suddivisione del fronte sulla linea del Piave, e nell'eventualità che le truppe della Zona Carnia fossero costrette ad abbandonare la linea stabilita prima che il I Corpo fosse defluito dalla Val Piave, raccomandava al Piacentini di proteggersi con i mezzi a sua disposizione ed al IX Corpo di tenersi collegato col I sulla displuviale tra Maè e Boite; in particolare il Monte Rite avrebbe dovuto costituire il punto di raccordo.
Il Comando della IV Armata inizia quindi solo in tale data ad uniformarsi agli ordini del Comando Supremo, ma la concezione strategica è ancora difforme: il Di Robilant infatti concepiva ancora la Linea Gialla come come efficiente baluardo sul quale organizzare il ripiegamento delle altre truppe, mentre Cadorna già paventa la possibilità che l'Armata venisse tagliata fuori. Ancora il 2 novembre il Comando della IV Armata si poneva il dubbio se "presidiare" oppure "occupare" la Linea Gialla; in risposta a tale dubbio, giungeva il fonogramma 11522, il quale senza mezzi termini ordinava:
Comando S. ordina iniziare da domani 3 novembre sollecito ripiegamento dietro linea gialla stabilita da precedenti ordini. Per conseguenza si dia esecuzione a quanto ordinato, scaglionando truppe dietro linea gialla secondo le norme prestabilite, provvedendo efficace protezione contro incursioni avversarie. Per ora ripiegamento si limita alla linea gialla: occorre quindi che questa sia con ogni mezzo garantita in modo da sventare qualsiasi tentativo nemico contro di essa. Truppe esuberanti occupazione siano scaglionate in profondità per essere pronte proseguire arretramento. Raccomando serenità, fermezza e collegamento. Prego assicurare.
Scheda Senatoriale del Senatore del Regno Nicolis di Robilant Mario
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