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Tempio Ossario di Bassano del Grappa

oss bassano14 Introduzione - Il “Tempio Ossario di Bassano del Grappa è un sacrario militare e raccoglie i resti dei soldati morti nella Prima Guerra Mondiale, questo è un luogo sacro due volte essendo allo stesso tempo Chiesa e Sacrario. Nel Sacrario sono tumulati 5405 soldati, e questa è solo una piccola parte se pensiamo che in tre anni di guerra ci sono stati quasi 700 mila morti (gli austriaci hanno avuto invece un milione e duecentomila morti), i soldati sepolti sono tutti italiani provenienti da tutta Italia, sono tutti tumulati in ordine alfabetico e la cosa più importante, sono tutti riconosciuti. La spiegazione del fatto che qui non ci sia nemmeno un milite ignoto è molto semplice, tutti questi sodati sono morti negli ospedali da campo (anche dopo molti mesi e con immani sofferenze) e quindi sono tutti riconosciuti. Questi soldati, hanno combattuto sul Monte Grappa nell’ultimo anno di guerra (1917 – 1918)

e gran parte di loro facevano parte dei famosi “ragazzi del 99” chiamati al fronte giovanissimi, avevano appena diciotto anni, e questo per poter rimpiazzare le numerose perdite (quasi 300 mila soldati fra morti, disertori, dispersi e feriti), dovute alla famosa disfatta di Caporetto (ottobre novembre 1917).
<< Elenco Nominativo Caduti Tempio Ossario>> Nel Tempio Ossario, ci sono inoltre quattro ufficiali decorati con la Medaglia d’Oro, sono stati messi in una posizione diversa dagli altri, per poterli facilmente individuare, sono quattro giovni ufficiali che si sono distinti per il loro coraggio di fronte al nemico. Cercavano di essere di esempio ai propri soldati uscendo per primi dalle trincee e anche se feriti continuavano la propria azione raggiungendo le postazioni nemiche sotto il fuoco nemico compiendo atti di puro eroismo.
Tra questi Eroi si trova un Tenente nativo di Marostica ed ogni anno, nell’anniversario della morte, il gruppo alpini di Marostica, gli rendono omaggio. Schierandosi sull’attenti e intonando il silenzio con la tromba, commuovendosi poi, leggendo la motivazione per la quale ha meritato la Medaglia d’Oro.Inoltre ci sono duecento, e oltre, sodati decorati con medaglie d’Argento e di Bronzo. Possiamo trovare tra l’altro anche un appartenente alla famiglia dei Savoia, il Principe Umberto di Savoi – Aosta, conte di Salemi, infatti è il nipote del primo Rè d’Italia Vittorio Emanuele II° ed era anche il fratello del duca d’Aosta, comandante della Terza Armata impegnata sul fiume Piave..
Ogni sera alle 19.30 le campane suonano quaranta rintocchi, a morto, ricordando così ai Bassanesi e a tutti coloro che le ascoltano tutti i morti delle Guerre, questo dopo una richiesta fatta da una associazione nazionale dei parenti delle vittime di tutte le guerre. La stessa associazione ha fatto una lapide dedicata alle vittime delle guerre, che si trova in fondo alla chiesa accanto alla porta centrale. Il motivo per chi le campane fanno 40 rintocchi è molto semplice, vogliono ricordare i quaranta partigiani impiccati nel 1945 dopo una rappresaglia fatta dai nazisti.
All’interno del Sacrario riposano anche ottantasette tra militari e civili, morti nella seconda guerra mondiale, i soldati sono morti in Germania e in Russia, ed invece i civili sono morti sotto i bombardamenti a Bassano, sono qui da quasi vent’anni e provengono dal cimitero di Santa Croce, i loro familiari hanno dovuto chiedere un permesso speciale al Ministero della Difesa per poterli trasferire qui, cosa che, naturalmente è stata concessa senza alcun problema..
La chiesa è nata come tale, infatti doveva essere il nuovo Duomo di Bassano, i lavori iniziarono nel settembre del 1908, dopo non poche discussioni perché la zona dove sarebbe stata costruita la nuova chiesa era una zona malsana, paludosa e scomoda da raggiungere, il ponte non c’era ancora, e tutti i Bassanesi erano contrari all’idea di costruirla in quel luogo.Dopo non poche difficoltà si trovò l’accordo e così poterono iniziare i lavori per poi fermarsi dopo qualche anno a causa della Prima Guerra Mondiale. Pur di poter costruire la chiesa il Mons. Gobbi, colui che ebbe l’idea della nuova chiesa, decise di costruirla su un terreno di sua proprietà. L’ossario rimase così incompiuto fino al 1930, perché i fondi erano finiti, fu così che il ministero della difesa mise gli occhi sulla Chiesa e in accordo con la parrocchia decise di terminarla, trasformandola però in un sacrario militare dove vennero raggruppati tutti i sodati riesumati nei vari cimiteri (46 cimiteri) della pedemontana. Logicamente fu modificato il progetto iniziale che prevedeva dipinti, mosaici, statue, altari etc.., e fu fatta così nuda e fredda perché doveva assomigliare il più possibile ad un Sacrario Militare.
Solamente la domenica, la parrocchia ne prende possesso, infatti durante la settimana svolge la funzione di Sacrario Militare essendo meta di migliaia di turisti ogni anno. La media annuale di visitatori è tra i settemila e le ottomila presenze. Lo stile della chiesa è neo gotico veneziano, e composta da tre navate a forma di croce latina, con una superficie di 1400 metri quadri, le decorazioni della cupola sono in stile “Liberty” e sono in rilievo.Il Tempio Ossario dipende dalla parrocchia, dal comune e logicamente dal ministero della difesa, è stata inaugurata nel maggio del 1934

LE ORIGINI DEL TEMPIO

oss bassano15 La pieve di Santa Maria in Colle, Ingrandita, trasformata, restaurata ed ampliata più volte, essa diventò il Duomo di Bassano, cioè la chiesa principale della città, ma la crescita della popolazione, accentuatasi specialmente durante il XIX secolo, la rivelò inadeguata ed insufficiente, anche se efficacemente sussidiata dalle altre due chiese cittadine di San Francesco e di San Giovanni, e specialmente quest’ultima, in cui, all’inizio del secolo XV, fu portato anche, da Santa Maria in Colle, il fonte battesimale.
In base a questa constatazione, Monsignor Domenico Villa, che fu arciprete di Bassano dal 1848 al 1872, e al quale nel 1852 il Sommo Pontefice Pio IX conferì la dignità “trasferibile ai suoi successori” di Abate Mitrato, decise, nel 1861, di affrontare il grave problema dei dotare Bassano di una nuova chiesa, ampia e decorosa, che fosse non solo idonea alle necessità religiose di una popolazione molto più numerosa che in antico, ma tornasse anche ad artistico ornamento della città.
Per realizzare questo suo proposito, l’arciprete nominò una speciale “Commissione per il Culto” cui demandò il non facile compito di risolvere il problema, ma questa commissione, fin dall’inizio, si trovò in una serie di inestricabili difficoltà, infatti, anziché impegnarsi nella costruzione di una chiesa nuova, secondo gli intendimenti di Mons. Villa, si diede a studiare la possibilità di ingrandire convenientemente una delle tre chiese esistenti nel centro storico cittadino, cioè lo stesso Duomo o San Francesco o San Giovanni. Furono così perduti vent’anni, senza che si riuscisse ad iniziare la costruzione della nuova chiesa o almeno a stenderne il progetto.
A succedergli venne nominato Arciprete Abate Mitrato nel 1873 Mons. Giovanni Battista Gobbi che, avendo fatto parte della Commissione per il Culto nell’ultima fase della sua attività, era al corrente dei problemi relativi alla costituzione della nuova chiesa ed era ben deciso a risolverli. Egli, in un primo tempo, riprese il progetto di ingrandire San Giovanni, in ciò confortato anche all’opinione favorevole dei suoi parrocchiani, che sarebbero stati ben contenti di avere il Duomo proprio nel centro della città. Ma per realizzare questo progetto era necessario acquisire il terreno su cui sorgevano (e sorgono) le carceri di proprietà della Amministrazione statale, e questa rispose negativamente alla richiesta d’acquisto rivoltale da Mons. Gobbi.
Ma il nuovo Arciprete non si perse d’animo, riuscì ad acquistare, a mezzo di un altro sacerdote, il terreno interposto fra la chiesa di San Giovanni e le carceri, nella speranza che lo stato si sarebbe così deciso a vendere l’area delle prigioni, ma il Governo, un’altra volta rispose NO!. Vistasi così preclusa ogni altra strada, Mons. Gobbi prese allora la ferma decisione di costruire il nuovo Duomo su un terreno di sua proprietà sito in località “Mure del Bastion”, appena a sud della cerchia muraria cittadina, ancora per gran parte intatta. Su una porzione di quel terreno egli aveva già costruito, con assiduo impegno e forti spese, il Patronato di San Giuseppe, per l’assistenza spirituale dei giovani. A fianco di esso Mons. Gobbi decise di costruire il suo Duomo. Ma non appena di bassanesi vennero a conoscere la decisione del loro Arciprete, si ebbe un diluvio di proteste, nessuno era d’accordo con quella scelta, e non senza buoni motivi.
La zona infatti era allora diversamente da oggi, lontana dal centro, quasi deserta e difficilmente raggiungibile come abbiamo detto sopra, la cerchia muraria, costruita fra il 1315 ed il 1373, era ancora quasi intatta, solo nel 1887 il Comune aveva fatto demolire, perché pericolante, il tratto compreso fra la Porta Margnan e la Porta delle Grazie che delimitava a nord l’attuale Viale dei Martiri. In particolare, le mura fra la Porta dell’Angelo e la Porta di Brenta, chiudevano lo sbocco di Via Verci, rendendo difficile l’accesso alla località, che si poteva raggiungere solo attraverso il Portello dei Cappuccini, in fondo alla via Orazio Marinali.
Per di più non c’era ancora il Ponte della Vittoria sul Brenta, né, di conseguenza, il viale che porta alla SS. ma Trinità ed alla strada per Vicenza; la zona, poi, aveva fama di essere umida, malsana e bassa, tanto che le taglienti lingue Bassanesi battezzarono subito il futuro Duomo, in contrapposto a quello di Santa Maria in Colle, con il titolo di Santa Maria in Busa (cioè in fossa).
Scosso, ma non disanimato da così plateale dissenso, Mons. Gobbi pensò di superare i contrasti dando senz’altro inizio ai lavori e mettendo così la cittadinanza davanti al fatto compiuto, diede perciò, incarico all’architetto Rinaldo di Venezia di stendere il progetto del nuovo tempio, in stile gotico, che l’arciprete, all’aprirsi del nuovo secolo, intendeva dedicare a Cristo Redentore.
Ma le proteste ed i dissensi non cessarono, si fecero, anzi più vivaci e numerosi e furono portati addirittura davanti al Vescovo di Vicenza, Mons. Feruglio, il quale, in attesa di accertare la verità dei fatti, ordinò all’Arciprete di sospendere, per il momento ogni lavoro. Mons. Gobbi obbedì, ma il “veto” della Curia vescovile ebbe l’effetto di capovolgere l’atteggiamento dei Bassanesi, in pochi giorni, tutti gli appartenenti alla Parrocchia di Santa Maria in Colle sottoscrissero una dichiarazione di solidarietà a favore del loro Arciprete e di condivisione del suo progetto. Visto come si mettevano le cose, anche i diciassette sacerdoti che componevano il clero cittadino firmarono una dichiarazione con la quale approvavano lo zelo di Mons. Gobbi, cui assicuravano la loro cooperazione per il compimento dell’opera.
Ed assunse atteggiamento favorevole anche il Consiglio Comunale di Bassano il quale, nella seduta dell’11 gennaio 1908 approvò con quindici voti favorevoli e sette astenuti, una mozione con la quale l’Amministrazione concedeva il suo benestare circa la località in cui si voleva costruire il Duomo. Forte della supplica dei cittadini di Bassano, della dichiarazione dei sacerdoti della parrocchia e della deliberazione del Consiglio Comunale, l’avv. Luigi D’Olivo, presedente della commissione cittadina che appoggiava il progetto di Mons. Gobbi, si recò a Roma, ottenne un’udienza dal Sommo Pontefice Pio X che conosceva bene Bassano, a cui illustrò tutta la faccenda, ed il Pontefice, tramite la Sacra Congregazione Concistoriale, intimò al Vescovo di Vicenza di revocare la sospensione dei lavori e di rimuovere ogni ostacolo all’esecuzione dell’opera. E finalmente il 13 settembre 1908, fra grande concorso di autorità e di popolo festante, il Vescovo Mons. Antonio Feruglio, benediva la prima pietra del nuovo Duomo.
I lavori di costruzione, affidati all’Impresa Alban – Cenere, furono tosto iniziati e condotti avanti rapidamente, ma le tribolazioni di Mons. Gobbi erano ancora ben lontane dalla conclusione. Infatti, gettate le fondamenta, alzati i muri perimetrali, collocate le dieci colonne in pietra del Grappa offerte da altrettante cospicue famiglie cittadine, ultimata la cripta e coperta l’abside, egli si trovò ad aver esaurito i fondi e la costruzione dovette fermarsi. Invano egli batté a tutte le porte, non trovò aiuto da nessuna parte, e così il tempio rimase per lunghi anni incompiuto, segno che la contrarietà dei Bassanesi non era ancora scomparsa. Intanto Bassano si abbelliva e si ingrandiva, veniva aperto il viale Venezia, che dava origine al nascere ed all’espandersi di un nuovo quartiere, veniva completata la ferrovia Venezia – Bassano – Trento e veniva attivata la linea tranviaria Bassano – Vicenza. Accanto al Duomo incompiuto sorgeva il quartiere popolare intitolato al defunto Sindaco Giaconi Bonaguro, solo il Duomo continuava ad alzare contro il cielo le sue rosse muraglie che ancora attendevano di sorreggere un tetto. Ma era destino che così dovessero rimanere ancora molti anni. Nel 1911 – 1912 ci fu la guerra di Libia, nel 1914, poi, scoppiò la prima guerra mondiale, in cui anche la nostra Patria entrò nel maggio 1915, e già il 17 settembre cadeva sul Ponte Vecchio la prima bomba aerea austriaca che, oltre a danneggiare il tetto, ferì un fanciullo, Emilio Tommasi, che morì dieci giorni dopo. Da allora furono abbastanza frequenti le visite degli aerei nemici, tanche che anche il nuovo Duomo in costruzione fu colpito, quanto poi, dopo Caporetto, l’esercito austro-ungarico raggiunse il Grappa ed arrivò, nel Canale di Brenta, oltre San Marino, fu in grado di colpire Bassano e gli immediati dintorni anche con i cannoni. Giova qui ricordare che durante la guerra 1915 – 1918 sulla città di Bassano caddero 527 bombe di aereo e 2641 granate, oltre duecento persone fra civili e militari, restarono uccise, duecentocinquanta case furono colpite più o meno gravemente e più di trecento Bassanesi caddero combattendo.
Esposta alla duplice offesa aerea e terrestre, la popolazione bassanese, già ridotto nel numero, perché molti avevano abbandonato la città per luoghi più sicuri, fu costretta subito dopo il Santo Natale del 1917, ad andare profuga, e solo nella prima giornata, 26 dicembre, più di milletrecento abitanti partirono con treni speciali verso l’interno, due giorni dopo il 28 dicembre, fu completato lo sgombero della città, in cui rimasero non più di duecento persone. Con il suo popolo partì anche Mons. Gobbi, il quale andò profugo a Monza, dove rimase fino alla Vittoria, che permise a lui come a tutti i Veneti di ritornare nelle loro case e nei loro paesi segnati dalle rovine della lunga e sanguinosa guerra. Dal momento del suo ritorno Mons. Gobbi riprese a pensare e ad affaticarsi per realizzare il lungo sogno della sua vita, completare il nuovo Duomo. Quasi ad invogliare i Bassanesi ad aiutare il loro Arciprete in quest’opera, si erano verificati, nel frattempo, due fatti che avevano reso molto migliore e in un certo senso, più idonea l’ubicazione, inizialmente non molto felice, del Duomo, sul Brenta era stato gettato il nuovo, grande ponte “della vittoria” in cemento armato (e da esso era stato aperto il grande viale che portava alla SS. ma Trinità ed alla strada per Vicenza) ed era stato aperto, demolendo un tratto delle antiche mura del Bastion e il magazzino legnami Lazzarotto che vi era addossato, lo sbocco di Via Verci, il che permetteva di accedere direttamente dal centro della città al piazzale dove stata sorgendo il nuovo tempio.
Grazie all’esecuzione di queste opere, il nuovo Duomo veniva a trovarsi, non più in posizione periferica, ma appena al margine sud del tessuto urbano, il quale , pian piano, si stava estendendo anche verso quella direzione. Anche tale constatazione, evidentemente, serviva ad animare Mons. Gobbi ad impegnarsi sempre più nella nobile impresa. Egli infatti, aveva un solo desiderio, quello di celebrare, prima di morire, almeno una Santa Messa nel suo Duomo. Ma egli non poté vedere realizzata l’opera per la quale aveva tanto lavorato e sofferto e per la quale aveva profuso anche i suoi modesti averi. Il sempre crescente costo dei materiali e del lavoro, la cronica penuria dei fondi disponibili e infine l’età avanzata, il declinare delle forze ed i mille acciacchi della vecchiezza gli impedirono di riprendere la costruzione del nuovo Duomo. Mons. Gobbi morì il 4 ottobre 1925, festa della Madonna del Grappa, della quale era molto devoto, con negli occhi la visione della sua grande chiesa, per la cui costruzione legava per testamento la sua proprietà immobiliare ed il denaro che avevano raggranellato, quasi soldo su soldo, a prezzo di tanti sacrifici (quasi un milione di lire di allora).

IL TEMPIO OSSARIO


oss bassano02 Ciò che non poterono fare le insonni cure ed i molteplici sforzi del buon Abate Mons. Gobbi, lo poterono le conseguenze dei durissimi combattimenti sostenuti dal nostro esercito sul massiccio del Grappa nell’ultimo anno di guerra, combattimenti che avevano popolato di Caduti non soli i sei grandi cimiteri approntati sul Monte, ma anche i modesti cimiteri dei paesi pedemontani. In questi, infatti vi erano diversi ospedali da campo nei quali venivano ricoverati i feriti gravi che vi giungevano dal fronte, non pochi dei quali morivano e venivano sepolti nel cimitero del paese. Ora, mentre per accogliere i resti mortali degli Eroi caduti sul Grappa era già in costruzione il grande cimitero in galleria sotto la vetta (costruzione poi abbandonata e sostituita con il grandioso Ossario esterno a gradoni), rimaneva insoluto il problema di sistemare convenientemente le più che cinquemila salme di Caduti inumate in numerosi cimiteri civili della zona di Bassano.
Fu allora che l’Alto Commissario del Governo per le onoranze alle Salme dei Caduti in guerra, generale Faracovi, pose gli occhi sull’incompiuto Duomo della città di Bassano, nella quale nel frattempo 18 settembre 1927 si era insediato il successore di Mons. Gobbi, l’abate mitrato Mons. Angelo Dalla Paola. Questi aveva ereditato dal suo predecessore non solo i problemi pastorali, ma anche quello, gravosissimo, della costruzione della grande chiesa, ormai interrotta da più di dieci anni e che, per mancanza di fondi, non era possibile mandare avanti. Gli animi dei Bassanesi, poi, erano ancora profondamente divisi circa l’opportunità di continuare l’opera, tanto che ci fu chi propose al nuovo Arciprete abate di demolire il già fatto e di recuperare i materiali. Il generale Faracovi volle mettersi in contatto con l’abate Mons. Dalla Paola per fargli presente le sue idee circa il completamento e la futura sistemazione del Tempio, fece da tramite fra lui e l’abate il cappellano militare capo don Vincenzo Aimino, della prima compagnia Onoranze Salme Caduti comandata dal capitano Luigi De Villa, la quale stava riesumando sul Grappa i resti dei Caduti per sistemarli nell’Ossario allora in costruzione. Nel corso di questi colloqui il generale Faracovi prospettò all’abate il suo progetto di ultimare la costruzione del Tempio destinandolo però ad Ossario capace di accogliere le salme dei Caduti inumati nei cimiteri della zona pedemontana. Il progetto fu accolto, in linea di principio, e diede luogo ad un accordo preliminare, firmato il 18 luglio 1929, fra l’abate Mons. Dalla Paola in accordo con il Vescovo di Vicenza Mons. Rodolfi e con il Podestà di Bassano Dott. Guglielmo Gobbi, nipote del defunto abate da una parte, e l’Alto Commissario generale Faracovi dall’altra.
Questo atto preliminare, una volta perfezionati in successivi incontri gli accordi iniziali, venne trasformato in regolare convenzione, firmata dalle due parti interessate il 10 luglio 1030. In seguito a questa convenzione, Mons. Dalla Paola si impegnava a far ultimare entro breve tempo la costruzione del Tempio, in modo che in esso potessero essere accolte le salme di circa seimila Caduti. Il Governo contribuiva con metà della spesa, il Comune di Bassano, dal canto suo stanziò Lire 600.000, l’Opera Madonna del Grappa, concorse con Lire 350.000 e con Lire 30.000 la Fondazione Prima Armata del Pasubio, l’Amministrazione Provinciale di Vicenza contribuì con Lire 10.000.
Per realizzare l’opera secondo le nuove esigenze, fu necessario modificare il progetto originale dell’architetto Rinarldo, in base al quale erano state già costruite le fondazioni ed alcune parti del Tempio. Il progetto primitivo era, invero, un po’ troppo fastoso e ricco, esso prevedeva che la costruzione fosse sormontata da una guglia alta 76 metri, ai cui lati dovevano innalzarsi, in armonia con essa, due campanili di 54 metri. Sul coronamento della facciata ed entro i numerosi pinnacoli previsti dovevano essere collocate circa quaranta statue di marmo raffiguranti gli Apostoli, i Dottori della Chiesa, gli Evangelisti, San Giuseppe, San Bassiano e gli altri Santi protettori della città con, al centro, la statua più grande del Redentore.
La guglia poi, doveva innalzarsi da un basamento entro il quale dovevano trovare posto otto statue raffiguranti i più illustri cittadini bassanesi. Il progetto prevedeva, inoltre gran copia di marmi, di mosaici, di affreschi. L’adattamento di questo progetto alle nuove esigenze fu affidato all’architetto Pietro Del Fabbro di Treviso, alla cui competenza si dovevano altre opere consimili. Egli, tenendo conto anche della limitata disponibilità dei mezzi, e seguendo le linee fondamentali del progetto Rinaldo, elaborò un nuovo disegno del Tempio, che riuscì soddisfacente e riscosse l’approvazione delle autorità religiose e civili interessate, nonché dell’Alto Commissario generale Faracovi. I lavori, affidati alla ditta Pravato di Thiene, vennero tosto ripresi e condotti avanti con alacrità, sotto il vigile sguardo di Mons. Dalla Paola, furono più volte e minuziosamente visitati anche dal Vescovo di Vicenza e vennero portati a compimento nella primavera del 1934. Prima però che il Tempio fosse ultimato vi vennero collocate le salme dei Caduti, esumate da quarantasei cimiteri situati nei paesi pedemontani dai soldati della prima compagnia Onoranze Caduti in guerra. I resti gloriosi, dopo una sosta per la disinfezione nelle adiacenze di Cà Rezzonico, vennero religiosamente tumulate negli appositi loculi, spesso alla presenza dei familiari, debitamente avvertiti e convocati. Memorabile fu il trasporto a Bassano di diciannove salme di Caduti decorati al Valor Militare, fra le quali c’era quella del Principe Umberto di Savoia – Aosta, il Conte di Salemi che, esumate dal cimitero di Crespano del Grappa il 13 maggio 1932 vennero fatte sfilare per le vie cittadine fra due ali di popolo, con largo seguito di autorità, associazioni e bandiere.
oss bassano04 L’8 maggio 1934, pochi giorni prima dell’inaugurazione del Tempio, vi venne trasportata anche la salma di Mons. Giovanni Battista Gobbi, esumata dal cimitero di Santa Croce, che fu tumulata in una tomba particolare, ricavata nel pavimento ai piedi della scalinata del coro.
E finalmente il 13 maggio 1934, nel pomeriggio, si ebbe la solenne inaugurazione del Tempio, la cui prima pietra era stata posta ben ventisei anni prima. L’arciprete abate mitrato, Mons. Dalla Paola ne aveva dato l’annuncio ai suoi parrocchiani con una lettera vibrante che, dopo aver ricordato le vicissitudini della costruzione ed aver citato i benemeriti e gli esecutori, così concludeva. Il Tempio ora ci attende. Vi entreremo per cantare le lodi del Signore, per pregare per i nostri Caduti, per apprendere da essi ilo comandamento che deve essere per tutti un programma di vita: Amore a Dio ed alla Patria.
L’inaugurazione riuscì veramente solenne, oltre ad una gran folla, alle associazioni combattentistiche e d’arma con le loro bandiere, alle scolaresche, furono presenti altre autorità civili e militari, primo fra tutti il principe Umberto di Savoia, erede al trono, accompagnato dal Duca Emanuele Filiberto di Aosta, già comandante della 3ª Armata, dal Maresciallo d’Italia Gaetano Giardino, già comandante dell’Armata del Grappa, dal generale Emilio De Bono, già comandante del IX Corpo d’Armata, dal generale Baistrocchi, Capo di S.M. dell’Esercito, e da altri numerosi alti ufficiali. Il Vescovo di Vicenza, Mons. Ferdinando Rodolfi, che aveva al mattino consacrato la chiesa era accompagnato dall’arciprete abate mitrato Mons. Dalla Paola, e da tutti i sacerdoti della città, con il prefetto di Vicenza vi erano l’allora Podestà di Bassano dott. Giacomo Bertizzolo e le altre autorità cittadine.
Per rendere gli onori a S.A.R. il Principe di Piemonte ed agli altri Ufficiali era stato fatto arrivare, dalla sua sede abituale di Gorizia, il battaglione alpini “Bassano”. Da quel giorno il Tempio fu meta di frequenti pellegrinaggi organizzati dagli ex-combattenti e da varie associazioni patriottiche e molte volte ebbe la visita di famiglie provenienti da ogni parte d’Italia, venute a pregare sulla tomba di qualche congiunto. Quando poi, il 21 novembre 1935, morì a Torino il Maresciallo l’Italia Gaetano Giardino, la sua salma fu trasferita a Bassano e collocata nella cripta del Tempio, in attesa della sua traslazione sul Monte Grappa. Questa ebbe luogo, in forma solenne, il 3 agosto 1936, le gloriose spoglie del Comandante della 4ª Armata, giunse sul Monte Sacro su un affusto di cannone, furono tumulate il giorno dopo festa della Madonnina nella tomba che il Maresciallo si era fatta costruire “in mezzo ai suoi soldati”, al centro dell’Ossario Monumentale, e nella quale già riposava la sua amata consorte, Margherita Jahn Rusconi.


DESCRIZIONE DEL TEMPIO


oss bassano16 Esternamente il Tempio, costruito in stile gotico veneziano, con tracce di romanico, si presenta massiccio ma armonioso nel suo insieme, e piacevole. La sua mole si eleva sopra un basamento di sette scalini in pietra bianca di Pove che ne abbracciano tre lati, ed è sormontata da una cupola ottagonale al quale si affiancano due agili campanili alti sessanta metri. La facciata, ampia e a cuspide, divisa da due paraste in tre scompartimenti, è incorniciata da archetti pensili, la sua parte centrale si eleva sino a ventotto metri ed è sormontata da una croce in pietra tenera. Nel centro si apre la porta principale, a sguancio lavorato a linee spirali ed a fogliame, alta tredici metri e terminante a guglia, in pietra bianca di Pove, come le due minori porte laterali. Sopra la porta centrale si apre un grande rosone, del diametro di circa dieci metri, in pietra di San Gottardo, due rosoni di minor diametro si aprono sopra le due porte laterali.
Le lunette ricavate sopra le porte contengono pregevoli lavori in ceramica, sopra la porta centrale c’è l’immagine del Redentore, coronato di spine e con la destra benedicente, con la sinistra tiene aperto un libro sul quale sono inscritte le due lettere α Alfa e Ω Omega, a significare che Egli è il principio e la fine di tutto. Nella lunetta di sinistra è raffigurato San Bassiano, patrono della città, ed in quella di destra la compatrona Beata Giovanna Maria Bonomo, la cui venerata salma riposa nella chiesa cittadina della Madonna della Misericordia. Nelle lunette delle due porte laterali sono raffigurati, a mattina San Sebastiano ed a sera San Daciano, pure compatroni della città. Originariamente erano state collocate, sopra gli spigoli della facciata e del transetto, dieci eleganti edicolette in pietra tenera (i pinnacoli), ma il 30 marzo 1935 un ciclone di eccezionale violenza ne fece crollare alcune, che provocarono danni al tetto, al soffitto ed al pavimento del Tempio, ed allora furono tutte rimosse. L’interno del Tempio è a croce latina, lungo metri 75, largo metri 37 e, al transetto, metri 43, con una superficie di metri quadrati 1.400.
oss bassano05 Il visitatore che lo vede per la prima volta ne riceve una impressione molto gradevole, la slanciata architettura gotica, che spinge verso l’alto gli occhi e l’anima, le dieci eleganti colonne di marmo piombino del Grappa che, disposte su due file, dividono la chiesa in tre navate, la luce soffusa che entra dai tre rosoni, dalle bifore, dalle finestre rotonde, dalle policrome vetrate del coro, tutto concorre a dare questa gradevole impressione, accentuata dal colore del pavimento in cui le lastre di pietra bianca del Grappa si alternano con quelle di pietra rossa di Asiago e formano dei grandi riquadri delimitati con fasce di marmo verde scuro di Carinzia. Lungo le pareti, sotto i loculi, corre un basamento in marmo nero fiorito del Carso, i loculi sono chiusi con lastre di marmo giallo paglierino d’Istria. Le due grandi acquasantiere collocate a destra ed a sinistra della porta centrale sono di marmo rosso di Asiago, e così pure le gradinate interne e le balaustrate. Gli amboni, invece, collocati l’uno a destra l’altro a sinistra del coro, sono di marmo giallo fiorito di Asiago, con breccia di Seravezza. L’altare maggiore e quello della cappella del Santissimo, a destra, sono di marmo bianco e rosa del Grappa, con intarsi di onice del Carso, sull’altare del Santissimo è stata collocata una riproduzione in legno della Madonna del Grappa e davanti al tabernacolo, illuminato da un faretto elettrico collocato in un angolo del muro, arde perpetua una fiammella la quale indica, appunto, che lì è racchiuso Gesù Eucarestia. L’altare della cappella di sinistra, invece, è di marmo di Chiampo, come quello della cripta, e vi è stata collocata la statua lignea di San Bassiano, protettore della città. Le vetrate del coro recano, al centro della fila superiore, la figura di Cristo Risorto, che ha alla destra San Bassiano e San Sebastiano ed alla sinistra Santa Emerenziana e la Beata Giovanna, sotto queste figure se ne allineano altre cinque, al centro la Madonna della Pace ed ai lati i quattro evangelisti con sotto, il relativo simbolo e cioè il leone per San Marco, l’aquila per San Giovanni, l’angelo per San Matteo e il Bue per San Luca.
oss bassano01 Nel pavimento, due tombe ricavate ai lati della scalinata del coro e ricoperte da una lastra di marmo nero, ospitano quella di sinistra la salma di Mons. Giovanni Battista Gobbi e quella di destra la salma di Mons. Angelo Dalla Paola. Nelle cappelle situate nei due bracci del transetto sono collocate, a sinistra, la statua lignea della Madonna Pellegrina, benedetta il 24 aprile 1949 dal Vescovo di Vicenza Mons. Zinato e portata trionfante a Bassano il 28 dello stesso mese, e a destra la statua, pure in legno, di Sant’Antonio da Padova.
La primitiva coloritura delle pareti e specialmente quella delle volte e della cupola, in azzurro e oro, opera pregevole del fiorentino prof. Tito Chini, fu, purtroppo gravemente danneggiata dai bombardamenti aerei del 1945, tanto che, dopo la guerra, dovette essere interamente rifatta dal pittore bassanese Verenini.
Per due scalinate, ricavate nei corridoi delle cappelle laterali dell’abside, si scende nella cripta, divisa in tre settori, nella quale sono sepolti 1.073 Caduti. Ai piedi delle scalinate si elevano due grandi sarcofaghi, quello a mattina, in marmo rosso porfirico di Tolmezzo con il basamento in marmo nero di Carinzia ed una cornice in onice di Chiampo, accoglie la salma di Umberto di Savoia-Aosta, conte di Salemi, figlio del Principe Amedeo Ferdinando, terzogenito del Re Vittorio Emanuele II, già Re di Spagna, e della sua seconda moglie, la Principessa Maria Letizia Napoleone. Il giovane Principe, decorato con due medaglie d’argento ed una medaglia di bronzo al Valor Militare, morì a Crespano per malattia contratta sul Grappa il 19 ottobre 1918. Sul muro, di fianco alla sua tomba, è infissa una corona di bronzo offerta dai suoi tre fratelli (figli di primo letto di Amedeo di Savoia – Aosta) Tojo Vittorio conte di Torino, Manolo (Emanuele Filiberto) duca d’Aosta, comandante della 3ª Armata, e Luigi, Duca degli Abruzzi.
oss bassano08 Dal lato opposto c’è il sarcofago, in marmo di Chiampo, che racchiude “confusa ossa di prodi – che piombo nemico disperse in terra”. Sono i resti gloriosi di 64 soldati i cui nomi sono inscritti su due lapidi collocate ai lati dell’avello, periti sotto le macerie del palazzo Baggio, sito all’angolo della Via Barbieri, colpito da una granata di grosso calibro il 27 ottobre 1918; i poveri soldati, reduci della licenza ed in attesa di tornare sul Grappa, dormivano al pianterreno del palazzo, diroccato da uno degli ultimi colpi dei cannoni nemici. Quegli stessi cannoni che, fino al 30 ottobre 1918 spararono su Bassano, il 31 ottobre furono catturati in Val Sugana dai fanti della Brigata “Ancona” (69° e 70° reggimento fanteria) e furono poi esposti a lungo come un glorioso trofeo di guerra in Piazza Libertà. Davanti al sarcofago ardono due fiamme perenni, collocate il 21 giugno 1981 dal Gruppo Generale Cadorna della Sezione Alpini di Bassano con la scritta, “Due fiammelle di perenne amore per i Fratelli che qui riposano e per i Fratelli che riposano sotto altri cieli”. Al centro della cripta c’è il già ricordato altare in marmo di Chiampo, di fronte al quale degli aviatori in congedo di Bassano, per ricordare il 25° di costituzione della Sezione dell’Associazione Arma Aeronautica (1952 – 1977), su un basamento di pietra rosa è stata posta la statua della “Virgo Lauretana” cioè della Madonna di Loreto, loro patrona.


I CADUTI


oss bassano03 Ci si domanderà a questo punto, quanti sono i Caduti sepolti nel Tempio? Le salme dei Caduti tumulati nel Tempio sono oggi 5.491, di esse 4.418 sono sepolte nei loculi costruiti sulle pareti fiancheggianti le navate, distribuite in ordine alfabetico nelle dieci cappelle (cinque per lato) ricavate davanti alla duplice fila delle colonne, e 1.073 sono sepolte nella cripta. Non ci sono salme di Caduti ignoti, e ciò si comprende facilmente quando si tenga presente che qui sono sepolti i soldati feriti al fronte ma morti negli ospedali da campo, nei quali furono ricoverati, forniti della famosa “bassa di passaggio” che recava il loro nome e cognome, riportati poi sulla Croce che segnò la loro fossa. Fra essi sono molto numerosi i soldati decorati al Valore Militare, oltre ai quattro insigniti della Medaglia d’Oro, ci sono 147 decorati di Medaglia d’Argento e 87 di Medaglia di Bronzo.
Dei quattro decorati di Medaglia d’Oro, due il capitano Rapino Pantaleone ed il tenente Vincenzo Zerboglio sono sepolti in due loculi più grandi, il primo a sinistra e l’altro a destra, ricavati al centro delle due cappelle maggiori che si trovano alle testate del transetto, gli altri due i tenenti degli Alpini Marco Sasso e Giovanni Cecchin sono sepolti in due artistiche urne di porfido appoggiate in alto, l’una a sinistra, l’altro a destra, ai pilastri prospicienti i due altari che fiancheggiano l’altare maggiore. Oltre ai Caduti della prima guerra mondiale sepolti nel Tempio, 5.405 oggi ci sono 86 Caduti in più, si tratta delle salme di civili bassanesi morti sotto il bombardamento aereo del febbraio 1945, di diversi soldati feriti sul fronte albanese e morti in patria, e di alcuni partigiani fucilati dai Tedeschi nel 1945, esumate dal cimitero cittadino di Santa Croce e qui traslate nel 1983, con il consenso del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra. Dei quattro decorati di Medaglia d’Oro, il tenente degli Alpini Giovanni Cecchin, da Marostica (Vicenza) cadde combattendo sul Monte Ortigara il 19 giugno 1917, il tenente degli Alpini Marco Sasso, da Valstagna (Vicenza) cadde a Monte Fontanel in Val Calcino (Grappa) il 15 giugno 1918, il tenente degli Alpini Vincenzo Zerboglio da Pisa cadde sul M. Solarolo (Grappa) il 26 ottobre 1918. Riportiamo qui di seguito le motivazioni delle Medaglie d’Oro.
oss bassano06 Tenente degli Alpini Giovanni Cecchin:
Di fronte al nemico dimostrò sempre sereno coraggio ed uno spirito fatto di cosciente abnegazione e di fiducia in sé e nei propri uomini. Fulgido esempio di eroismo, guidò la propria compagnia all’assalto di forti posizioni del nemico, sempre primo a slanciarsi fuori dai ripari. Con tenace volontà rinnovò parecchie volte gli attacchi non mai fiaccato dal fuoco avversario, riorganizzando la truppa e rianimandola per nuovi combattimenti. Nell’azione che portò alla conquista di una forte posizione, riconfermò ancora una volta le sue doti di condottiero abile e valoroso. Ferito gravemente da granata nemica, mantenne fermo contegno non curante del dolore che lo straziava, ma fiero dell’esito vittorioso conseguito nell’azione. Si spegneva, in seguito alla ferita riportata, tre giorni dopo. (Cima Ortigara, 19 giugno 1917).
Tenente degli Alpini Marco Sasso
Ufficiale di indomito coraggio, moveva con il proprio reparto all’assalto di una forte posizione dopo aver giurato di conquistarla o di morire. Gravemente ferito in varie parti del corpo da una raffica di mitragliatrici avversarie, giungeva egualmente per primo sulla posizione e gettandosi coraggiosamente sulle armi nemiche, ne uccideva i serventi. Nuovamente e mortalmente colpito da una fucilata, rinunciava ad essere trasportato al posto di medicazione e, disposto a morire sulla posizione conquistata, continuava ad incitare i suoi alpini alla lotta ripetendo: Avanti, avanti, o miei alpini, per l’onore del Re e per la salvezza della Patria!. Fulgido esempio di eroismo e di eccelse virtù militari. (Monte Fontanel – Val Calcino, 11 dicembre 1917).
Capitano di Fanteria Rapino Pantaleone
oss bassano07 Comandante di battaglione in posizione avanzata, esposta ai violenti attacchi del nemico che da venti giorni lo premeva con forze soverchianti, si ergeva a campione di una difesa eroica, infondendo con alto esempio del suo valore un saldo spirito di resistenza a tutti i suoi compagni. Ferito gravemente, rimaneva sul campo e continuava ad animare i suoi. Circondato dagli avversari, veniva pugnalato nel luogo ove giaceva ferito, dimostrando al nemico un forte coraggio e la sua indomita fierezza. (Porte di Salton, 15 giugno 1918).
Sottotenente degli Alpini Vincenzo Zerboglio
Fulgido esempio di coraggio e di fermezza, in sanguinosi combattimenti si distingueva con atti di altissimo valore. Con pochi soldati affrontava con lotta accanita un numero assai superiore di nemici. Ferito una prima volta da una pallottola che gli traforava una spalla, rimase tra i suoi. E poiché gli avversari, avuti rinforzi, contrattaccavano violentemente, balzava dalla trincea e, trascinandosi dietro i suoi soldati, ricacciava i nemici infliggendo loro gravi perdite. Ferito nuovamente al una coscia, non volle assolutamente abbandonare il suo reparto. Rimasto nelle linee in una nova repentina e furiosa ripresa di combattimento, animava i suoi soldati con grida di entusiasmo, contenendo l’urto degli avversari e poi ricacciandoli. Ma poi, colpito in fronte, cadeva gloriosamente e spirava gridando: Viva l’Italia! (Monte Solarolo, 26 ottobre 1918).


LA SECONDA GUERRA MONDIALE E GLI AVVENIMENTI SUCCESSIVI


La religiosa pace in cui dormivano nel Tempio le spoglie degli Eroi fu turbata, dopo pochi anni, dallo scoppio della seconda guerra mondiale in cui, sciaguratamente, fu coinvolta anche la nostra Patria. Per i primi tre anni del conflitto non vi furono avvenimenti che toccassero da vicino il Tempio, ma quando, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la nostra terra diventò campo di battaglia degli opposti eserciti anglo-americano e tedesco, e le sue città, le sue ferrovie, le sue strade, i suoi ponti divennero altrettanti obiettivi della strapotente aviazione alleata, anche per Bassano venne l’ora della tempesta. Obiettivi principali delle incursioni aeree furono i ponti sul Brenta, il vecchio, storico ponte di legno ed il ponte nuovo in cemento armato, costruito nel 1917 ed intitolato alla Vittoria. Gravemente danneggiato il primo, minato il 17 febbraio 1945 con un’audace azione dei partigiani della Brigata “Martiri del Grappa”, l’aviazione alleata si accanì contro il secondo, su cui gravitava tutto il traffico militare tedesco fra la Valsugana e, quindi la Germania, ed il fronte appenninico.
Purtroppo, poche centinaia di metri dividono il Tempio Ossario dal Ponte Nuovo, bersaglio degli aerei alleati che, in genere, lanciavano le loro bombe dall’altezza di migliaia di metri, si può immaginare con quale e quanta precisione. L’8 febbraio 1945 un grappolo di bombe caddero attorno al Tempio arrecando nuovi e più gravi danni al tetto, ai muri al soffitto ed al pavimento, in pochi minuti andarono così distrutte tante fatiche dell’arciprete abate Mons. Dalla Paola, il quale fu dolorosamente colpito da tanta rovina. Questo dolore venne ad aggiungersi all’altro, più profondo e grave, che il buon arciprete ebbe a soffrire il 26 settembre 1944, giorno in cui i soldati tedeschi impiccarono con inaudita ferocia, agli alberi delle più belle vie della città ben trentuno giovani catturati durante la pesante azione di rastrellamento svolta sul Massiccio del Grappa da agguerrite unità di combattimento tedesche contro i nuclei partigiani ivi dislocati.
L’arciprete, insieme con il benemerito don Oddone Nicolini, dovette eseguire il triste e doloroso compito di deporre dagli alberi tutti gli impiccati e di accompagnarli poi al cimitero di Santa Croce dove, in esecuzione degli ordini impartiti dai Tedeschi, vennero sepolti senza alcuna cerimonia religiosa. Nel 1946 le salme di questi martiri vennero degnamente sistemate in una grandiosa tomba monumentale. Anche per questi luttuosi, eroici eventi, il 29 settembre 1946 il Gonfalone della Città di Bassano del Grappa, già decorato di Croce di Guerra il 1° agosto 1920 dal M.llo Giardino, venne decorato, nelle mani del Sindaco dott. Ing. Giovanni Bottecchia, di Medaglia d’Oro al Valore Militare dal Sottosegretario alla Guerra Gen. Chatrian.
Queste dolorose scosse certamente influirono negativamente sull’organismo dell’arciprete – abate, già da tempo sofferente di cuore, affrettandone la morte. Questa lo colse, improvvisamente, la notte del 4 febbraio 1947, dopo vent’anni di cura parrocchiale a Bassano. Egli, come dicemmo, fu sepolto sotto il pavimento del Tempio, in una tomba scavata a destra della scalinata dell’altar maggiore.
Successe a lui, il 14 giugno 1947, l’arciprete abate Mons. Egidio Negrin, il quale si trovò davanti al non facile compito di provvedere a riparare il Tempio, così gravemente danneggiato. Egli dovette faticare non poco per poter avere dal Ministro dei Lavori Pubblici i mezzi necessari, il Genio Civile di Vicenza vi spese la non lieve (dati i tempi) somma di ventotto milioni di Lire che, tuttavia, non fu sufficiente per riparare completamente i danni. Il 4 ottobre 1948, in occasione della grande Adunata degli Alpini (la XXII) tenutasi a Bassano per festeggiare la ricostruzione del vecchio Ponte in legno, sabotato dai oss bassano09 partigiani e distrutto dai Tedeschi negli ultimi giorni di guerra, il Tempio-Ossario, anche se non completamente riparato, venne riaperto al pubblico. In quell’occasione fu visitato dal Capo del Governo, on. le Alcide De Gasperi, dal Presidente del Senato, on. le Ivanhoe Bonomi, da ministri e da molte altre autorità, fra cui l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America. Il 5 agosto 1951, il Comune di Bassano, in collaborazione con l’Opera “Madonna del Grappa” di Crespano, volle organizzare una solenne cerimonia per ricordare il 50° anniversario della salita sul Monte Grappa del Sommo Pontefice Pio X, per il cui diretto intervento l’abate Mons. Gobbi aveva potuto iniziare la costruzione del Tempio, e per celebrarne la proclamazione a Beato, avvenuta il 3 giugno 1951. La cerimonia si incentrò nel trasporto, dal Tempio alla cima del monte, di un artistico busto in bronzo del Santo Pontefice, che la gente veneta volle collocato nel sacello, accanto alla Madonna del Grappa, e che fu accompagnato da un lungo corteo di autorità religiose e civili e di fedeli. Venuto poi a prendere sede in Bassano, nella caserma “Monte Grappa”, il Battaglione d’Addestramento Reclute della Brigata alpina Julia, il Tempio – Ossario come era già avvenuto negli anni 1935 – 1943 per gli allievi ufficiali di complemento alpini, la cui Scuola ebbe sede nella medesima caserma – divenne la sede ideale per la cerimonia del giuramento con cui i giovani sodati promettevano di essere fedeli alla Patria ed alle sue istituzioni.
oss bassano10 Il 29 giugno 1952 Mons. Egidio Negrin ebbe l’onore di essere nel tempio solennemente consacrato Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Cervia dai Vescovi di Treviso, di Vicenza e di Vittorio Veneto, il giorno dopo, 30 giugno, egli ebbe anche il piacere di riconsacrare la chiesa di San Giovanni e di riaprirla al culto dopo la lunga chiusura dovuta alla necessità di riparare i danni che essa pure aveva subito a causa dei bombardamenti. Trasferito a Ravenna, Mons. Negrin dovette lasciare incompleti i lavori del Tempio, ne continuò l’opera il successore, Mons. Ferdinando Dal Maso, da tempo ben conosciuto dai bassanesi che ne apprezzavano le belle doti di educatore e di sacerdote.
Egli fece il suo ingresso il 18 gennaio 1953 e si impegnò subito seriamente per riparare il Tempio e riportarlo al primitivo splendore: c’era da ripassare il tetto, da ritinteggiare le pareti, da sistemare l’esterno eliminando l’ultimo scalino della scalinata principale perché sporgeva troppo sulla via percorsa da un traffico incessante, da rinnovare o completare gli arredi sacri e le suppellettili, da fornire il Tempio di banche per le navate e di stalli per il coro, c’era da sistemare l’impianto di illuminazione, l’organo, le bussole delle porte di entrata, eccetera.
A molte di queste necessità Mons. Dal Maso poté provvedere, anche se sempre in lotta con la scarsità di mezzi disponibili, ad altre fu fatto fronte con i contributi del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in guerra. Tuttavia, quando l’attivissimo Mons. Dal Maso, nel 1978 a 76 anni, venne a morte, non tutti i lavori programmati e necessari erano stati eseguiti, e perciò toccò al suo successore, Mons. Giulio De Zen, che fece il suo ingresso a Bassano come arciprete abate il 19 gennaio 1973, il compito di condurli a compimento. Mons. De Zen fece ripassare e riparare il tetto e rifare il cornicione della facciata, fece restaurare i due campanili e provvide a far elettrificare le campane, fece ritinteggiare tutto l’interno ad esclusione della cupola.
oss bassano11 Anche Mons. De Zen ha lasciato, dal gennaio 1989, la sede di Bassano perché chiamato alla carica di vicario generale della diocesi vicentina; dal 12 febbraio 1989 è stato nominato arciprete abate di Bassano Mons. Gianfranco Cavallon. Il nuovo arciprete si adoperò, per quanto riguarda il Tempio Ossario, perché fossero messi a punto gli specifici compiti e le relative responsabilità in ordine alla conduzione, gestione e manutenzione del tempio che è dedicato ai martiri San Lorenzo e Santo Stefano. Venne sottoscritto un protocollo d’intesa fra il Ministero della Difesa, per mezzo del Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra, il Comune di Bassano del Grappa e la Parrocchia di S. Maria in Colle. In esso vennero stabiliti e ripartiti i compiti, con gli oneri relativi, che ognuno degli Enti contraenti si impegnava a portare a termine. Alcuni lavori sono stati eseguiti, il rifacimento del tetto, la posa in opera dell’impianto parafulmini e la sistemazione della Cripta. La Parrocchia per parte sua, oltre agli impegni sottoscritti nel protocollo, ha realizzato l’impianto per la diffusione sonora, sostituiti tutti i vetri rotti, colorati e piombati formanti il mosaico delle vetrate.
A Mons. Cavallon, nominato Rettore del Seminario diocesano di Vicenza in data 21 settembre 1998, è succeduto quale arciprete abate Mons. Bruno Tomba. Non mancheranno anche a lui i problemi per ulteriori lavori, la sistemazione dell’area esterna sul lato est del Tempio, un impianto di riscaldamento per renderlo agibile anche nel periodo invernale, il miglioramento dell’arredo affinché la chiesa, unica per la enorme capienza, possa agevolmente e sempre più decorosamente, essere usata per celebrazioni di grande solennità sempre più ricorrenti nella città di Bassano.


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