Nel primavera del 1915, il giovane Ubaldo Ingravalle aveva 25 anni, non era un giovinetto ma nemmeno un maturo impiegato, certo era ancora celibe e ben introdotto nella bella epoque della Capitale. Primo figlio in una famiglia della media borghesia e di origine pugliese, era stato riformato alla visita di leva, si impiego'allora presso un ufficio delle Regie Poste fino allo scoppio di quel Primo Conflitto Mondiale. Vitale e amante delle innovazioni tecnologiche che la modernità metteva allora a disposizione, partecipo' probabilmente ai movimenti di piazza che spingevano l'opinione pubblica verso la partecipazione al conflitto. Visto che era iscritto all' università, chiese alla chiamata di leva di accedere alla Scuola Militare di Modena dove venne promosso aspirante nel gennaio 1916.
Non sappiamo perché Ubaldo scelse al termine e come destinazione, il corpo degli Alpini; senz'altro i montanari dalla penna nera, li aveva gia' conosciuti in una sua lunga permanenza a Milano, sede del 5° Reggimento Alpini, diversi anni prima. Si fermo' solo pochi giorni per ricevere la dotazione e il nome del suo reparto di destinazione: Battaglione “Valcamonica” Monte Rombon, probabilmente non conosceva i disagi della montagna, ma nemmeno sappiamo se avesse mai visto la neve...
Giunse al reparto nell'Alto Isonzo occupato il 16 marzo di quell'anno, quando anche il suo reparto, composto essenzialmente da maturi richiamati lombardi, era da pochi giorni su quelle alte e tormentate cime. Se duro fu lo scontro con la rigida disciplina militare del tempo, molto di più lo fu affrontare il freddo e i disagi che la vita a quelle quote, esigevano. Partecipo' ad un primo combattimento poco più di un mese dopo, quando un'incursione degli imperiali, cercò di forzare le difese italiane alle pendici del Cukla, che del Rombon è la spalla sud. Probabilmente si comportò bene in quell'azione, perché ad un solo mese dal suo arrivo viene nominato sottotenente. E' pur vero che l'aspro confronto su quelle cime e la penuria di ufficiali faceva si che gli Aspiranti passassero rapidamente di grado; due suoi compagni di corso infatti, non videro la fine di quell'aprile 1916, ne conobbero il destino del “Valcamonica”.
Ai primi di maggio gli Austriaci tentano un colpo ben meglio organizzato ma il loro violento attacco cozza contro la salda resistenza del presidio (Btg Saluzzo e Ceva) Non dovette essere un combattimento da poco, visto che le perdite austro-ungariche assommarono a be 287 uomini, ma ando' senz'altro meglio agli italiani che pochi giorni dopo tentarono un'assalto di sorpresa e con poche perdite, occuparono la cima del Cukla, gia' perduta diversi mesi prima.
Al balzo successivo (la terribile parete del Rombon), la 251° compagnia del reparto schierata per l'assalto,viene affidata ad Ingravalle, ormai confermato al grado “sul campo”. Il massiccio attacco alle intatte difese del Rombon non riesce a scalfirne l'inviobilità, nè quel 16 settembre, come già in precedenza. Le perdite sono pesanti per tutti i reparti italiani e anche Ubaldo insieme ad altri 144 alpini del suo reparto viene ferito mentre corre, rivoltella in pugno, davanti a loro.
Il “Valcamonica” pagherà duramente la permanenza su quel fronte nel lungo inverno, il piu' nevoso del secolo, tra slavine, il freddo terribile e la fame che vi regnava. Difficili i rifornimenti e savariate le malattie che decimarono tutti i 14 battaglioni che si alternarono all'assedio a quell'imponente picco, senza mai riuscire a calcarne la vetta.
Il reparto duramente provato, viene trasferito nel marzo 1917 sul Lagorai, dove Ubaldo viene nominato Tenente e dove trascorrera' molti mesi di quasi pacifica vita di guarnigione, in un fronte attualmente tranquillo e senza eccessivi disagi per la truppa. Qui' Ingravalle riceve la nomina “Per merito” ad ufficiale in Servizio Permanente; sceglie insomma di raffermarsi a guerra finita nell'esercito.
Inoltre se la deve cavare bene al comando, visto che viene promosso aiutante ed entra a far parte dello Stato Maggiore del reparto. Ma ben altri guai attendono quei maturi montanari lombardi che Ingravalle conduce dal Lagorai, all'arretramento del novembre 1917, fin sul Grappa, dove affronteranno tre settimane di vero inferno. Il reparto fu distrutto e ricostruito due volte, durante la sanguinosa battaglia d'arresto che inchiodò gli Austro-tedeschi di Rommell sulle cime prospicenti la vetta del Grappa.
Solaroli, Valderoa, Fontanasecca furono i nomi del martirio ormai dimenticato, di quegli uomini. Solo sul Fontanasecca il “Valcamonica” ebbe il 21 novembre 457 dispersi, molti prigionieri del nemico ma moltissimi uccisi o scaraventati di sotto. Per arginare un ulteriore assalto nemico, Ubaldo riesce a portare all'assalto un gruppo di uomini, raggranellati qua' e la' durante quella confusa giornate e ferma la progressione degli imperiali. L'azione gli frutta la Medaglia di Bronzo al Valor Militare:
Addetto al comando di battaglione, inviato sulla linea quale informatore, di propria iniziativa assumeva il comando di un reparto rimasto senza ufficiali, guidandolo al contrattacco e proteggendo così il regolare ripiegamento di altre truppe. Fontanasecca 21 novembre 1917
Ma nei lunghi mesi che vedra' alternarsi i riposi in Val Liberale con la linea dei Solaroli, verra' ferito un'altra volta e assisterà ai terribili combattimenti che gli portarono via, colleghi, alpini e molti amici. Devastati dalla lunga resistenza e ricevuti rimpiazzi da tutta Italia, nel giugno vennero inviati, per un adeguato periodo di riposo e addestramento tattico, sulle alture del Passo del Tonale dove il reparto aveva già passato l'inverno del 1915. Disdetta volle, che quel reparto di anziani territoriali incappo' nuovamente in un furioso tentativo di sfondamento (Operazione Valanga) dell'Esercito imperiale e che precedeva di pochi giorni l'assalto al Piave.
Duramente provato da quella eroica resistenza a cima di Cadì, il reparto arretra pochi giorni dopo ma Ingravalle è stato nuovamente notato dal comando e riceve la seconda promozione al Merito, questa volta a Capitano. Il massimo grado raggiungibile da un ufficiale di complemento, terminerà quella guerra come comandante di Compagnia. Fu tra i pochissimi gli ufficiali alpini che durante la guerra ebbero due corone dei Savoia sul braccio sinistro.
Trascorsa poi parte della sua carriera al Battaglione “Vicenza” sarà richiamato nella Seconda Guerra Mondiale e raggiungerà il grado di Colonnello nella Divisione “Julia”. Nelle tribolate vicende della città di Gorizia, scampo' ai rastrellamenti dei partigiani titini e agli scontri etnici di un confine martoriato dalla storia e li' si spense assistito dai tre figli, nel 1950.
Tratto da : “Tra le pieghe di una vita” di Sergio Boem
Per cortese concessione dell'autore: Sergio Boem che ringraziamo per la sua disponibilità e cortesia.
Il brano riassuntivo è tratto dal testo in allegato che verrà ristampato prossimamente, dalla casa editrice "Vividolomiti"