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Giacomelli Elfrido

MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE TENENTE GIACOMELLI ELFRIDO

Diario di guerra di Elfrido Giacomelli classe 1897 da aspirante ufficiale a tenente per meriti di guerra, un vivido e drammatico racconto scritto per la propria fidanzata. Nel raccolto del Ten. Giacomelli molto preciso e dettagliato si percepisce molto bene il dramma della guerra. La forza e la speranza di poter avere un futuro da vivere con le passioni e le paure di giovani che troppo presto sono diventati uomini.

“ Giacomelli Elfrido da Pisa, tenente di complemento nel 127° Fanteria M.M., Aiutante Maggiore di battaglione, coadiuvò efficacemente il proprio comandante durante strenua lotta. Sotto il violento fuoco nemico riunì gruppi di soldati sbandati e con fermezza e valore li ricondusse in linea.
In un secondo tempo, caduto ferito un comandante di una compagnia, lo sostituì nel comando di propria iniziativa e con intelligenza e bravura guidò il reparto all'assalto, determinando la fuga e lo scompiglio del nemico, ed assicurando a noi la tanto contrastata vittoria. Memorabile esempio di alto sentimento del dovere, di sprezzo del pericolo e di abnegazione. Monte Pertica, 27 ottobre 1918.

Pisa 29 giugno 920
Non troverai in questo album il solito frasario galante e falso di cui son soliti riempire le pagine amici ed amiche; non dei convenevoli né paroloni o sdolcinature affettate di chi giura affetti ed amicizia duratura e quasi sempre falsa: ho raccolto qualche fotografia di me nei tempi duri della vita militare in trincea, ho scritto parole semplici, affettuose e buone, ho voluto quasi fare un qualche cosa che mi aiutasse a passare un po' del mio tempo a te più vicino, ho voluto occupare per te e ad insaputa di tutti (poiché nessuno ha letto e leggerà ciò ch'io scrivo) le mie ore migliori sperando che proverai piacere di questo mio pensiero assiduo, quando sfoglierai, lietamente sorpresa, queste pagine in cui da ogni parola voglio si sprigioni il fluido amoroso di cui il mio cuore è pieno per te.
E' ben poca cosa questo, se si raffronta a quello che vorrei darti per vederti infine veramente felice; ma per un tuo desiderio ch'io del mio meglio ho cercato di appagare.
A Napoli, o meglio a Resina, scrissi: “Non scrivo ricordi poiché le gioie che ci riserba il futuro offuscheranno tutto il nostro passato che dimenticheremo completamente. Così non mi ricredo, confermo anzi ciò che allora dissi con più convinzione forse, con più fede! Infatti Mary avrà altro che fare che ricordarsi e rammentare a Nino suo sposo le sofferenze e le gioie del passato. Chissà ?!
Forse un ricordo molto lontano, che ci farà inorgoglire della nostra costanza, delle nostre sofferenze non poche e lunghe molto!
Ripeto ciò che scrivo altro non sono che dei pensieri ch'io accumulo e che ti mando poi, perché essi ti tengano compagnia e ti parlino di me in mia assenza. Sono sicuro che tutto questo ti sarà infinitamente gradito, gradito forse più di ogni altra cosa che per il momento Elfrido tuo possa darti:
Io ne sono quindi già largamente compensato.

Nino tuo sempre

Pisa 8 luglio 920

Nino tuo ti vuole raccontare qualche cosa di se stesso, della sua vita passata che pure deve interessarti dato che a te ho consacrato tutta la presente e la futura.
Così comincerò a dirti da quando ho cominciato a conoscere il mondo e le cose nella loro realtà
vera, vale a dire da quando fui chiamato sotto le armi e cominciai con stenti non pochi a dover pensare a me stesso per procurarmi soddisfazioni materiali e morali, cose necessarie all'esistenza di ognuno.


Nel 1916, mese di luglio, Nino non ancora tuo e di nessun'altra aveva 19 anni!. Diventava rosso e tartagliava se doveva parlare con persona di sesso femminile ed anche maschile che fosse di riguardo; cosa che riteneva uno dei più grandi supplizi.
Ignaro come ero della vita accettai con non molto entusiasmo ma con una certa soddisfazione, la via che mi si apriva e mi ci lanciai con fiducia e con ferma volontà di riuscire.
Andai a Modena al corso allievi ufficiali di fanteria e l'abito militare, la vita comune e libera, il moto, la disciplina e la nuova istruzione valsero un poco a togliermi quella scorza di rusticità che faceva impacciati e legati i miei movimenti e tardo il mio modo di vedere e di pensare!
Non sto a dirti quante sofferenze (più che altro materiali) mi procurò il repentino distacco dalle gonne di mamma! Avresti dovuto leggere allora le mie lettere ad essa scritte e ti assicuro ti saresti meravigliata dell'attaccamento che si rivelava dalle mie frasi tutte più che affettuose: ed era logico, era conseguenza naturale che derivava dalla mancanza di tutte quelle cure di cui mi sentivo privato ad un tratto! Di carattere mite ed espansivo sentivo poi ancora il bisogno di carezze materne, di parole di conforto e di incoraggiamento; mentre internamente soffrivo non poco per le condizioni economicamente tristi della mia famiglia; cosa che in essa produceva dissidi profondi che per altre complicazioni di diversa natura, non potranno forse mai più del tutto appianarsi !

Dopo Modena un mese di campo a Bagni della Porretta, dormire sotto la tenda in quattro, e marce e istruzioni faticosissime sotto il sole cocente del mese di agosto-settembre. Qui attraversai il mio periodo più critico tanto che credetti non potere ancora sopportare fatiche tanto gravi per la mia debole costituzione: In pochi giorni divenni l'ombra di me stesso ! Pure mi feci forza e non un giorno ho chiesto un'ora di riposo. Con forza di volontà da non credersi seppi abituare il corpo e lo spirito alle fatiche, si che gli ultimi giorni del Campo ero ancora più grasso e robusto di quando andai sotto le armi. Con l'irrobustirsi della mia fibra anche il mio animo aveva subito modificazioni non lievi:L'aspirantello uscito allora dalla scuola non era più il bamboccione vergognoso e pigro ! Mi sentivo più svelto e spigliato, cominciavo a stare più volentieri in compagnia, mi ero formato un carattere ed una volontà miei sia pure in embrione; ma quel tanto che bastava da saper prendere una decisione, da saper risolvere per il meglio anche i problemi più difficili che si fossero presentati come ostacolo attraverso la strada della mia vita.

Stetti a Pisa 15 giorni in licenza e quindi assegnato al 22° Fanteria fui mandato a Pescia ad istruire le reclute della mia classe (1897).
A Pescia sono stato quattro giorni indi richiamato dal Deposito il giorno 21 ottobre 1916 ricevetti ordine di partenza per andare a raggiungere il 126° Reggimento Fanteria Milizia Mobile nei pressi di Gradisca (Carso). Il giorno stesso ci dettero la tenuta di combattimento e partii con vari amici miei alla volta di Padova ove arrivammo la notte. Pernottammo a Padova e quindi per Udine e Cormons, arrivammo il giorno 23 a Gradisca sull'Isonzo. Non sto a raccontarti le mie impressioni che, da quel giorno in poi, per tutta la durata della guerra, hanno colpito l'animo mio ! Se ciò facessi,mia adorata piccola, avresti da leggere un romanzo parecchio lungo poiché ogni ora vissuta in quelle condizioni vale certo un lento secolo ! Cercherò quindi ricordarmi i fatti più salienti, quelli cioè che hanno una certa relazione col mio stato attuale !

Ebbi il battesimo del fuoco i giorni 30-1-2 ottobre e novembre del 1916 sul famoso Carso e precisamente avanti a Loquiza che il mio reggimento conquistò in quei giorni unitamente al monte Pecinka. Lo stesso giorno 1 ebbi l'incarico delicatissimo ed altrettanto pericoloso di recarmi, a mezzogiorno, solo con due soldati entro le linee nemiche per constatare l'effetto del nostro bombardamento ! Ritornai non so come, con le informazioni necessarie, ed ancora ora mi meraviglio di essermela cavata ! Così iniziai il mio noviziato !
Dopo l'azione per premiare la mia condotta il Ten.Colonnello Prosdocimi mi nominò comandante del plotone arditi del battaglione e della sezione “Cannoncini Thevenot”! Ed ecco Nino tuo ardito ed artigliere !.
Nel gennaio del 1917 il reggimento lascia il Carso ed a piedi si trasferisce a S. Maria e S. Lucia di Tolmino ove iniziò senz'altro turni di trincea. Il fronte abbastanza calmo in questa zona ci da possibilità di frequenti riposi.
Il 15 di marzo lascio temporaneamente il reggimento e sono inviato a Caporetto a frequentare il “corso di perfezionamento per ufficiali di fanteria” corso che termino il 15 di aprile.
Tolti i frequenti allarmi e scontri di pattuglie il periodo è trascorso quasi sempre relativamente tranquillo.
Il giorno 12 giugno sono stato promosso Aiutante Maggiore in 2^ del battaglione, carica di fiducia; ma che mi ha dato diversi grattacapi fra cui due volte gli arresti !
Il giorno 24 di ottobre si sferra la famosa offensiva austriaca ed il mattino tutto il reggimento, o meglio i resti del reggimento, sono accerchiati da tedeschi, bulgari e turchi. Non racconto le tristi e più che tristi paurose giornate dal 24 al 27 in cui, ora per ora, minuto per minuto senza dormire e senza mangiare abbiamo combattuto per toglierci dalla penosissima situazione che lasciava intravedere come sicura la prigionia.

Per due volte accerchiato, due volte con stenti inauditi sono ugualmente riuscito a passare tra i nemici portando con me in salvo i pochi uomini che fiduciosi mi avevano seguito.
Non ti racconto la scena desolante della ritirata dalle trincee abbandonate col pianto alla gola, al Tagliamento ed al Piave poi. Ovunque distruzione, fuoco, i paesi tutti ardevano da noi incendiati, viveri, suppellettili e masserizie tutto rovesciato in mezzo alle strade ove colonne interminabili di soldati e borghesi fuggivano spauriti ed affamati all'incalzare delle pattuglie austriache.
Ti riassumerò invece per diario la lunga e faticosa marcia di trasferimento dalla prima linea a Piacenza luogo destinato per riordinare il reggimento distrutto.

Il 27 ottobre, dopo il combattimento di monte Spigh ci ritirammo sul Torre a Ipplis.
Il 28 in marcia per Udine che attraversiamo squallida e deserta avviandoci al Tagliamento che passiamo la sera sul ponte della ferrovia innanzi a Casarsa. IL 29 Codroipo, Pordenone e Sacile. Il 30 in cammino per Treviso. Il 31 trovo a Gaiarine il carreggio del reggimento ed il giorno 1 nello stesso paese, il Comando di Reggimento con pochi uomini che ci avevano preceduto. Il 5 faccio una scappata a Treviso ove acquisto un poco di biancheria per riparare un poco al disordine in cui mi trovavo. Il 6 a Mestrino ove ci fermiamo qualche giorno. Il 13 a Padova, il 24 a Mantova, il 25 Montanara-Campitella-Governolo, il 26 Corte Spineta-Cividale- Rivarolo del Re-Cappella Casal Maggiore-Colorno,1l 27 Fossile-S. Quirico- san Secondo Parmense-Fontanellato; il 28 riposo ! Il 29 Forsile-Le Valli- Tre Casali – San Quirico - Ponte sul Taro-Fontanelle. Il 30 riposo ! Il 1° dicembre Spigarolo, Busseto-Corte Maggiore-Cadeo- Qui il mio vecchio reggimento si scioglie e si fonde con la brigata Firenze.
Io da Aiutante Maggiore in 2^ del 3° Battaglione del 126° passo al 3° Battaglione del 127° sempre come aiutante maggiore in 2^.
Il 2 arriviamo a Centovera località designata quale residenza del Battaglione per la riorganizzazione dei reparti.

Il 16 di dicembre sono promosso tenente con anzianità 1° ottobre 1917.
Il 3° gennaio ricevetti la tua seconda cartolina in cui mi facevi gli auguri per la mia promozione a tenente. La prima tua cartolina la ricevetti in trincea molto tempo prima; ed io non conoscendoti lo credetti uno scherzo dei miei cugini sì che gli detti poca importanza. Quando invece ricevetti la seconda cartolina cominciai ad incuriosirmi e risposi con una lettera alla tua cartolina e così è cominciata la la nostra conoscenza e la nostra reciproca simpatia senza conoscersi personalmente. Non sto a dirti tutte le le congetture che ho fatto specie dopo la tua prima lettera tutta piena di ammirazione e di espressioni di simpatia che non sapevo capacitarmi in qual modo avessi destato in te. Fu quella per me una nota allegra ch'era venuta a rompere la monotonia della mia vita e che presto dimenticai. Intanto, terminato il periodo di riordinamento il giorno 25 il reggimento parte a piedi per Piacenza ove senza sapere dove siamo destinati ci ficcano in treno. Il 26 arriviamo a Brescia ed a piedi ci trasferiamo a Collebeato ove pernottiamo. Il 27 a Brogo, il 28 a Casto Malpaga, il 1° di marzo a Idro sul lago omonimo, il 2 a La Santa.
Alle 6,30 al mattino del giorno 3 ci mettiamo in cammino sotto un acqua torrenziale ed alle ore 24 arriviamo in trincea a Cimego: nevica. A Cimego, nelle Giudicarie si sta abbastanza bene. Guerra di montagna, posizioni forti con buone gallerie, il nemico distante che non ci disturba soverchiamente, molto freddo, neve e parecchie risate in una stanzetta ben riscaldata avanti ad un bicchierino di liquore con il libro di quaranta pagine eternamente in mano. Belle passeggiate, a piedi o su mulo su per la montagna brulla, di buon mattino, qualche pattuglia e diverse cannonate che giornalmente venivano a ricordarci che facevamo la guerra.
Verso gli ultimi del mese di marzo cominciai a far pratiche per essere inviato in licenza ed il giorno 8 di aprile partii. Pernottai a Brescia ed alle ore 9, ½ del giorno 10 arrivai a Pisa. Ricordi?. Ti trovai in casa: tu mi aspettavi ed io la credetti una combinazione. Così stanco dal viaggio non feci dapprima a te molta attenzione tanto è vero che non ricordo bene quanto ti trattenesti, che ti dissi e l'impressione che facesti in me. Il giorno dopo andai a Lucca ad accompagnare Enrico che doveva andare a fare il soldato. Nei seguenti giorni cominciai a studiarti con curiosità. Eri tutta vita allora, pazzerella quanto mai con le gonnelline corte fin quasi sopra al ginocchio, ridevi sempre con tutta la gola aperta mostrando due file perfette dei denti belli e mi riuscisti simpatica subito. Sempre stavi in casa con Emilia, ed io che pure stavo sempre in casa, cominciai a dilettarmi della tua compagnia. Sarò sincero: avevo allora 21 anni e credilo ancora non sapevo che voleva dire amore né sul serio né per scherzo poiché mai fino allora avevo avuto relazioni intime e di affetto con una ragazza. Cominciava quindi in me il bisogno di un affetto nuovo diverso dall'affetto fraterno o filiale, un qualche cosa di più intimo ancora, il bisogno di un fiore profumato e gentile cui io dovessi rivolgere tutte le mie cure, la parte migliore di me stesso. Tu eri bella, giovane e fresca, piena di vita e di allegria, avevi negli occhi ed in tutta la persona un fluido misterioso e dolce che mi attraeva e mi ti faceva desiderare. Cominciai a pensare che eri bella, cominciai ad enumerare con occhio compiacente tutte le doti esteriori della tua persona, poi mi piacquero le tue uscite ed il tuo spirito vivace, infine prese posto nel mio animo la risoluzione di farti una dichiarazione di amore. Ma come ? Era la prima volta che mi mettevo in testa una simile cosa e non sapevo come attuarla. Temevo di offenderti poiché avevo la sicurezza ch'eri una signorina di buona famiglia ed onestissima sotto tutti i rapporti e quindi volevo trovare una maniera che non ti mettesse a rischio di far sparlare gli altri sul tuo conto ed inoltre non volevo assolutamente venir meno alle regole della delicatezza.
Mi decisi e scrissi una lunga lettera in cui in tono un po' scherzoso, ma corretto e disinvolto il più che potei, ti raccontavo la storia di un giovane che si era lasciato prendere ed avviluppare nella rete
che Amore gli aveva teso sì che non era più capace di uscirne fuori. La prigionia piacque ben presto al giovane imprudente e così egli chiedeva rispettoso e genuflesso che il dolce manto non si rompesse e che la rete ancor più si stringesse ad avviluppare la mia vita e la mia anima che già sentivo non mi apparteneva più ! Questo presso a poco ciò che conteneva la mia lettera.

Il giorno 23 venni ad accompagnarti alla porta mentre uscivi e fattomi coraggio ti consegnai la lettera. Tu diventasti rossa di fuoco mentre io dovevo essere pallido assai, non volevi accettarla a nessun costo e non capii nemmeno ciò che dicesti, inoltre Emilia, che si era accorta di qualche cosa
non so che disse forte ridendo, il fatto sta, ch'io mi sentii come umiliato e fuggii con la mia lettera in mano.
Nota ch'io quando ti consegnai la lettera credevo di avere solo della grande simpatia per te, mentre dopo mi accorsi che ben altro doveva essere il mio sentimento. Non so dirti ciò che soffrii di essere stato respinto. Diventai taciturno ed iroso, serio e intrattabile. Non potevo assolutamente toglierti dal mio pensiero e tremavo al pensare che non saresti più tornata in casa: Emilia intanto si prese l'incarico di fare da intermediaria e mi venne a dire che tu non avevi accettato la mia lettera poiché
credevi che facessi all'amore con una contessina non ricordo se di Piacenza o di Brescia, una favola ch'io avevo inventato ad Emilia in un momento di buon umore quando mi chiese se facevo all'amore. Capii allora il motivo del tuo rifiuto e fui incoraggiato dalla tua dichiarazione che mi rese gran parte della mia tranquillità, Frattanto avevo trovato in casa un gruppetto ove era anche le tua fotografia che di nascosto ritagliai e riposi nel mio portafogli. Il giorno innanzi alla mia partenza da Pisa (il 25) eravamo in salotto, io stavo seduto sul canapè di Vienna e tu dritta avanti a me vicino alla porta di camera. Mi feci coraggio e cominciai a parlare con te, finché colsi un momento in cui eravamo soli e ti domandai se volevi vedere la fotografia della mia contessina ! Ricordi Mimma ?
Tu facesti un cenno di assentimento colla tua testolina ed io mostrandoti la tua fotografia dissi: “ecco la mia contessina; vuole essere la mia contessina?” Ricordo benissimo il tuo gesto di meraviglia ed il colorito roseo che ti salì al viso. Prendesti in mano la tua piccola immagine che guardasti un poco forse perché non sapevi che atteggiamento prendere con me, e quindi restituendomela mormorasti a fior di labbra un si mentre vergognosetta abbassavi gli occhi belli e la testa. Mimma, che ti disse allora Nino ? Niente, nemmeno una parola, sia perché realmente si sentiva commosso, sia perché non eravamo più soli ed io avevo paura degli altri che avrebbero forse riso della nostra commozione. Che pensasti allora Marietta ? Eri contenta? Non l'ho mai saputo benché me lo sia domandato varie volte.
Il giorno dopo, il 26 a ore 24 partii di nuovo per il fronte ove giunsi il 28. Ci scrivevamo allora non troppo spesso come due buoni amici scherzando sul più e sul meno, domandandoci notizia della nostra salute o sul tempo, tu poi facevi un infinità di scarabocchi nelle tue lettere per farmi perdere del tempo con la lente di ingrandimento per decifrare quanto non avevi scritto ! Ricordi Mimma ?
Ci davamo sempre del lei ed io intanto cercavo di studiare il tuo carattere prima di darti una parola che a te mi dovesse definitivamente legare. Ti volevo bene allora; ma non mi eri ancora necessaria come in seguito divenisti.

Il 15 di giugno si parte improvvisamente per il Piave. Il 16 siamo a Mestre, il 17 a Martellago, il 18 a Molino Toso, Il 19 a sera si giunge a Fornaci di Monastier a pochi chilometri da Treviso. Gli austriaci sono a pochi passi da noi tra le viti e tra il grano già maturo che insidiano la nostra vita. Sono dappertutto ! Gli abbiamo persino alle spalle poiché si sono infiltrati attraverso le nostre linee
mal difese e guarnite e ci sparano alle spalle.
Ci gettano così nel combattimento appena arrivati, di notte senza conoscere i luoghi, senza sapere dov'è il nemico. Passiamo una notte orribile, piena di angoscia e di minaccia allo scoperto, in mezzo ai campi odorosi di grano. Si spara continuamente, con rabbia, con nervosismo, continuamente falsi allarmi richiamano il fuoco intenso e fragoroso delle artiglierie cui l' artiglierie avversarie rispondono con accanimento riempiendo l' aria di fumo acre e di lamenti dolorosi che raccapricciano la pelle del più coraggioso.
Le racchette illuminanti salgono in aria a 10 a 10 mentre raffiche intense di mitragliatrici spazzano continuamente il terreno.
Gli austriaci sparano le mitragliatrici con pallottole luminose, cosicché noi a terra senza riparo
vediamo velocissima a pochi centimetri sopra le nostre teste passare la pallottola che potrebbe darci
la morte ! Era la prima volta che vedevo le pallottole luminose e ne provai un certo non so che, che non dimenticherò giammai !
Come dio volle venne il giorno e con esso le nostre artiglierie allungano i tiri nelle retrovie nemiche. Si riceve l'ordine di avanzare. Comincia così una guerriglia tra i campi fangosi sotto una pioggia torrenziale. Gli austriaci sono annidiati nei fossi, nelle buche di granate, appollaiati sugli alberi con le mitragliatrici per dominare meglio il terreno. Nostri pattuglioni frugano il terreno accorti e circospetti e dopo lotta lunga e faticosa si riesce ad avanzare a catturare prigionieri e mitragliatrici. Raggiungiamo così lo scolo Palumbo ove riceviamo ordine di fermarci e di fortificarci. La piccola fotografia qui sotto ti mostra appunto un nostro soldato sullo scolo Palumbo nelle cui rive a mala pena potuto scavare colle proprie mani una buca nel fango per salvare il corpo dai tiri dei fucilieri nemici.
L'altra fotografia mostra una compagnia di riserva pronta ad accorrere ove vi sia bisogno dietro una casetta diroccata ove ha posto sede il Comando del mio battaglione.
Tutto il 21 restiamo nelle posizioni conquistate e il 22 di nuovo avanziamo: una piccola sosta e il mattino del 23 raggiungiamo le nostre vecchie posizioni sul Piave che i nemici in piccola parte sono riusciti a passare: gli altri sono rimasti nostra preda di guerra colla loro artiglieria leggera e tutto quanto il materiale che avevano portato al di qua.
Restiamo un giorno nelle linee occupate nell ' “Ansa di Lompol” ed il 25 mattina abbiamo il cambio dal 26° regg. Fanteria. Il 25 stesso arriviamo a Casale sul Sile ove accampiamo. Il 27 S.A.R. Il Duca di Aosta viene a trovarci; chiama a se tutti gli Ufficiali cui vuole stringere la mano rallegrandosi loro per la bella condotta tenuta dal reggimento in quelle gloriose giornate.
Il giorno dopo si parte da Treviso in ferrovia ed il 29 siamo di nuovo nelle nostre vecchie posizioni delle Giudicarie.

Il 16 di agosto sono inviato a Ghedi (Brescia) per frequentare un corso pratico di gas asfissianti ove resto fino al 22 dello stesso mese. Pochi giorni di riposo e di allegria che passiamo quasi tutti a Brescia anziché al corso.
Il 6 di ottobre ci da il cambio n linea il 18° regg,to di bersaglieri e il 18 parto in licenza. Arrivai a Pisa il 20 e non ancora avevo cominciato a gustarmi un po' di quiete e un poco di gioia a te vicino
che il 23 un telegramma del mio Colonnello mi richiamava d' urgenza al reggimento !.
Ricordi Mimma ? Emilia ti venne a chiamare perché non eri in casa e mi trovasti intento a prepararmi il bagaglio per la partenza. Mimma nessuna partenza mi fu tanto dolorosa quanto quella ! Speravo di trascorrere 20 giorni a te vicino ed avevo intenzione di chiederti in casa di stringere il più possibile la nostra intimità poiché capivo che la nostra posizione era un po' falsa e indecisa e temevo di perderti. All'atto della mia partenza da casa ebbi un impulso di estrema tenerezza e poco mancò non ti stringessi forte al mio petto. Sentivo un nodo alla gola, una gran volontà di gridarti il mio affetto e il mio dolore: perché non lo feci ? Non so neppure io, ricordo che ti passai una mano sul collo e che ne riportai una sensazione strana fin allora mai provata.

Immagina qual fu il mio viaggio ! Il 24 ero a Vicenza, il 25 a Bassano e di là sono avviato a Campo Croce ove trovo il carreggio del mio reggimento. 

Ci sono i muli col rancio che stanno per partire per la linea, uno di essi è mezzo scarico ed io vi monto su. Dopo un paio di ore di marcia raggiungo il mio battaglione che si trova a guarnire la seconda linea a Pra del Beato (Grappa). Trovo tutti in convulsioni perché il nemico tira incessantemente con le artiglierie a gas asfissianti; vi sono già diversi feriti e parecchi colpiti dai gas; ed io così arrivato, non ho elmetto, non ho maschera ho le scarpette senza chiodi che non mi permettono di fare un passo ! Reco un ferito lo debbono subito trasportare all'ospedaletto; gli tolgo la maschera e l'elmetto e così mi sento più calmo e più sicuro. Verso sera ci mettiamo in marcia per la prima linea: alle ore 24 siamo sul monte Grappa nella famosa galleria scavata dalla tenacia e dalla bravura dei nostri soldati ed ora dichiarata monumento nazionale. Sostiamo alcune ore al riparo e poi di nuovo avanti nel terreno fangoso nella notte scura piena di insidie. Alle 5 del mattino arriviamo sul Pertica in rincalzo alla prima linea presidiata dal 239° fanteria (Brigata Pesaro). Il battaglione viene ricoverato in una galleria umida e bassa ove gli uomini stanno uno sopra l'altro presidiato. Non avevamo ancora terminato di sistemarci alla meglio che all'improvviso un violento fuoco di artiglieria di ogni calibro rompe il silenzio della notte. I proiettili di medio e piccolo calibro cadono fittissimi nel rovescio delle posizioni nostre che non senza pericolo possiamo appena sporgere fuori la testa dalla galleria. Già una entrata del ricovero è crollata mentre l'altra offre un serio pericolo, comincia il fuoco delle mitragliatrici e della fucileria per cui si arguisce che si è sferrato un attacco di estrema violenza. Esco fuori della galleria con pochi uomini e vediamo a duecento passi da noi gli austriaci avanzare circospetti: essi si accorgono della nostra presenza e prendono di mira la galleria col fuoco delle loro armi, occorre uscire e cercare di respingere l'attacco; ma l'entrata del ricovero è piccola e più di due alla volta non si può uscire, pure faccio capire la necessità al mio capitano che ha quasi perduto la testa. Un po' con le buone e un po' con le cattive riesco a fare uscire i soldati che si ammassano all'entrata rendendo così terribili le conseguenze del fuoco nemico.

Intano gli austriaci meravigliati di aver trovato quel poco di resistenza si fermano ed abbiamo tempo di riorganizzarci alla meglio. Si capisce che bisogna approfittare di quella incertezza e si cerca a nostra volta di attaccare; gli austriaci cedono infatti un poco di terreno, ma la nostra artiglieria spara su noi poiché siamo quasi a contatto col nemico.
La galleria è già piena di feriti e di morti e già parecchi soldati sono fuggiti non essendoci più ufficiali; Siamo rimasti in tre: Il comandante del battaglione io e un altro tenente. Nel comandante non c'era più da fare affidamento, piangeva come un bambino e non ragionava più. Ove attinsi tanta fermezza allora ? Cominciai a dispensare pugni col cacio del revolver ed afferrato un moschetto cominciai a far fuoco sui soldati che fuggivano imitato dal mio attendente. I soldati vedendo il mio contegno fermo si rinfrancarono e si strinsero intorno a me. Iniziai allora un movimento di ritirata inteso a sottrarre i miei soldati all'effetto micidiale delle nostre stesse artiglierie e raggiunto un camminamento al coperto con un celere movimento di sorpresa mi posi sul cocuzzolo del monte da dove col fuoco dei nostri fucili prendevamo alle spalle ed ai fianchi le ardite pattuglie nemiche che erano penetrate nelle nostre posizioni. Il nemico sorpreso e poi spaventato da quell'attacco inaspettato ripiegava in fretta e noi potevamo riconquistare la linea facendo prigionieri. Subito dopo giunsero truppe fresche a darci il cambio e noi potevamo tornare in posizione arretrata per riorganizzarci. Le perdite nostre in quelle poche ore di combattimento furono:
Ufficiali : Morti 2, feriti 13 dispersi 3
Soldati: Morti 41, feriti 285, dispersi 122

Il 31 di ottobre comincia sul Grappa la nostra vittoriosa offensiva di notte raggiungiamo la prima posizione nemica; Osteria del Forcelletto, il mattino del 1°riprendiamo la nostra avanzata avendo ormai fiaccata la resistenza nemica il Col di Proi , il Prassolan, Col di Chiesa-Fredina e col di Baio segnano i magnifici progressi della giornata, nelle mani del reggimento sono caduti migliaia di prigionieri e più di cento cannoni con ogni sorta di materiale di guerra.
A Fonzaso il 2 troviamo ancora un residuo di resistenza che ci obbliga a sostare tutta la giornata,
l'accoglienza di quella popolazione rimasta italianissima durante il soggiorno dei nemici, è commoventissima. Vediamo i fanciulli e le donne che adoperano contro gli austriaci le loro stesse armi esponendosi al pericolo più di quanto noi non si facesse. L'aspetto di quei miseri paesi è tetro, ovunque sporcizia e distruzione e le case sono vuote poiché tutto hanno rubato. Il giorno 3 giungiamo a S. Donato estremo paesetto italiano di confine. Passiamo qui le notte e al mattino di poi una nostra ardita pattuglia parte in ricognizione.
Alle ore 15 cessa ogni operazione militare: Armistizio !
Dopo quattro giorni di fatiche inenarrabili Nino tuo ha dormito non so quante ore senza alcuna preoccupazione sopra un bel prato verde con uno zaino sotto la testa ed un fazzoletto sul viso per riparare gli occhi dal riflesso del sole !

Il 6 torniamo a Fonzaso il 12 siamo a Cismon il 14 a Marostica.
A Marostica il 19 mi fu fatta la proposta per ufficiale effettivo per merito di guerra per i fatti del 27 ottobre sul Pertica che qui trascrivo: “ Nell'azione si distinse in modo ammirevolissimo il Tenente Sig. Giacomelli Aiutante Maggiore in 2^ del battaglione; Incurante del fuoco di repressione delle nostre batterie che battevano per ogni dove le nostra posizione e del fuoco delle mitragliatrici avversarie che battevano lo sbocco della caverna per dove veniva fuori tutto il battaglione; coadiuvò efficacemente il proprio comandante di battaglione nel riorganizzare i reparti; ed al suo fianco, alla testa del battaglione tutto, mosse all'assalto. Caduto un comandante di compagnia, lui di propria iniziativa ne assumeva il comando, e dietro ordine del sottoscritto si portava con la propria compagnia a rafforzare il caposaldo 5 bis da dove muoveva, nel secondo tempo, ancora all'attacco ributtando il nemico da tutta la posizione.
Per gli atti di singolo valore dimostrato, per l'energia spiegata nel mantenere compatto il battaglione tutto, intervenendo decisamente su quei militari che tentavano sbandarsi, per l'intelligente ed efficace iniziativa dimostrata nell'assumere in un momento difficile il comando di una compagnia che valorosamente guidò alla vittoria e per il grande contributo che ha dato all'azione in particolar modo, si propone che al tenente di complemento Gacomelli sig.Elfrido venga concessa la promozione ad ufficiale in S.A.P. per merito di guerra.
Ufficiale di sana e robusta costituzione ha sopportato bene tutti i disagi e le fatiche di guerra, per un periodo di due anni passati continuamente in trincea. Dotato di sveglia intelligenza e di grande attività, ha dimostrato nell'adempimento di ogni suo dovere grande volenterosità e scrupolo. D'animo mite, di elevati sentimenti è ricco delle più belle virtù di mente e di cuore. Con le maniere affettuose ed i modi distinti, s'è meritato l'affetto dei suoi inferiori ed uguali e la stima dei suoi superiori.
Provvisto di una sufficiente cultura personale sa tenere degnamente e dignitosamente il grado che riveste. Chiamato dalla fiducia dei suoi superiori al disimpegno di delicati incarichi, ed a cariche di grande serietà, egli vi ha prestato opera ammirevole, meritandone elogi. Completo e profondo conoscitore di tutti i regolamenti militari, s'è dimostrato rigido esecutore di essi, educando i suoi inferiori con amore, decisa energia e grande autorità. Dalla permanenza in trincea ha imparato tutti i mezzi e sistemi che lui ha dimostrato di sapere impiegare con intelligenza ed efficacia nei diversi combattimenti cui ha preso parte.
Giovane forte, ha in ogni combattimento dato contributo massimo per il suo coraggio ed ardire. Calmo di fronte al nemico, ardente, impetuoso nell'assalto, ha dimostrato di sapere trascinare con l'esempio e con la parola i soldati alla vittoria!
Per l'insieme delle elevate virtù civili e militari, per il lodevole servizio prestato in due anni consecutivi di trincea, per l'ammirevole condotta tenuti nei vari combattimenti cui ha preso parte, per la preziosa cooperazione data nella battaglia anzi descritta nel monte Pertica con l'essere artefice principale della vittoria ottenuta dal battaglione, per i buoni precedenti di vita civile e le dignitose
condizioni di famiglia, si ritiene il tenente di complemento Giacomelli Sig. Elfrido meritevole ed idoneo alla promozione ad ufficiale in S.A.P.”

Il 27 di dicembre partii in licenza; ma tu Mimma mia eri già partita per Palermo e quei pochi giorni che potrebbero essere stati felici, passarono invece come l' altri monotoni ed uguali.
Al mio ritorno a Marostica (l'11 gennaio 1919) trovai la tua del 1° ! la ricordi quella lettera Mimma ? Io la so quasi a memoria perché sono le tue prime parole di affetto e di amore per Nino tuo; ricordi ? Mi davi del Voi e quel voi mi suonava estremamente dolce come una musica soave non mai udita prima, mi dicevi le tue ansie, i tuoi timori, mi narravi la trasformazione che aveva saputo operare “Amore” nell'animo tuo, mi dicevi le tue sofferenze e l'orgoglio di soffrire per la tua passione.
E Nini tuo che ti amava pure con egual forza non ebbe più alcun dubbio della sincerità dei sentimenti tuoi, capì ch'egli aveva in te un tesoro immenso e non esitò a chiamarti sua per la vita a farti solenne e commossa promessa di fede e di amore. Da quel giorno il nostro affetto ha fatto passi da gigante sì che nessun altro potrebbe ora uguagliarlo. E Nini che mai aveva provato gioia viva nella vita, visse visse solo nel tuo amore e lottò con fermezza e fede per uno scopo nobile ed ideale: farti sua !
L'8 di febbraio partiamo da Marostica per nuova residenza ed il giorno stesso siamo a Bolzano, il 10 ad Altavilla, l'11 a Monteforte, il 13 a San Martino Buonalbergo, il 14 Verona-Villafranca Pispoletto.
Il 27 di marzo ci trasferiamo in ferrovia (!) a S. Donà di Piave ed il giorno dopo a Noventa di Piave ove siamo comandati per ricostruire gli argini che la guerra aveva distrutti. Passiamo qui delle giornate lunghe e noiose poiché i paesi sono tutti rasi al suolo, non abbiamo altro riparo che la tenda, altra distrazione che il nostro lavoro e qualche gita in bicicletta nei luoghi ove combattemmo nel giugno del 1918.
Il 2 di maggio si parte nuovamente per Pispoletto avendo terminato i nostri lavori; arriviamo a destinazione il 3 notte.

L'11 di maggio dopo insistenti pressioni riesco ad ottenere 10giorni di licenza più dodici di viaggio per Palermo ove arrivo alle 9 del mattino del 14 col postale “Città di Catania”. Speravo trovarti al porto ad attendermi e non so dirti le ansie provate vedendo tutti quei fazzoletti sventolare tutti quei visi protesi, quelle grida di gioia all' approdare del postale. Ma Mimma mia non aveva ancora ricevuto il mio telegramma. 

Trovata la camera, tu sai con quante difficoltà potei finalmente prendere il tram per Torre Lunga ove giunsi verso mezzogiorno. Ricordo le gentilezze dei Signori Sparacello, come conobbi prima Nunziatina e Sabino, poi mamma Rosa quindi Edoardo.
Tu eri uscita, andata a Palermo poiché avevi troppo tardi avuto il mio telegramma e quindi non ci eravamo trovati. Tornasti alle 13,30 ed io rammento come fosse ora la scena cara sulle scale ove ti venni incontro: eri tutta trafelata e commossa povera Mimma e nascondesti la testa felice sul petto mentre appena ti sfioravo la guancia con un mio bacio.
In casa dei Sparacello per la prima volta ti sedesti sulle mie ginocchia, là avesti le mie prime carezze. Ricordo tutto minuto per minuto poiché quelli furono i primi veramente felici della mia vita, ricordo le discussioni ed i consigli di dire tutto a papà, i miei timori di avere risposta negativa, tutto ricordo come fosse ieri ! Venne poi tuo padre e lo fermai sulle scale mentre usciva dopo aver mangiato, erano le cinque, mi fece entrare in casa. Quello che non ricordo fu quello che gli dissi ! Ero troppo emozionato e temevo un rifiuto che avrebbe di colpo spezzato la mia felicità. Ricordo che tu facevi capolino dalla porta e mi incoraggiavi col tuo sorriso. Tutto andò meglio di di quanto avessi potuto sperare; mi trattenni ancora chiacchierando del più e del meno quindi papà mi volle accompagnare a Palermo ove mi dette delle utili informazioni.
Ricordo la scena del giorno dopo, povera Mimma mia quanto eri dolente ! Insomma riuscii ad acquistarmi un po' con le buone , un po' facendo il testardo, le simpatie di papà si che quei giorni li passai deliziosissimi vicino a te. Ricordi quando Nini veniva col suo bel mazzo di fiori tutto felice di trovare Mimma ansiosa e felice che gli offriva la bocca fresca, un bel sorriso e due tenere braccia che lo stringevano dolcemente intorno al collo ! Pure quei giorni dovevano passare ed il 23 alle ore 19,30 Nini tuo lasciava Palermo col “Città di Siracusa”, arrivai a Pisa il 25 ed il 2 di giugno partiti per Villafranca con Emilia che stette con me fino al 19, giorno in cui io stesso la ricondussi a Pisa poiché c'erano voci di prossima partenza per il Caucaso. Il 22 sono di ritorno al reggimento ed il 24 sono chiamato dal Generale Rovelli a prestare servizio al Comando della Brigata quale ufficiale addetto. In questo mese, non ricordo bene il giorno, mi fu notificata la concessione della medaglia di bronzo al valor militare per i fatti d'arme dal 24 al 27 ottobre 1917 ed eccone la motivazione ! :
“ Aiutante maggiore in 2^ attraversava zone fortemente battute dal fuoco nemico, per assicurarsi dell'esecuzione degli ordini con l'esempio e con le parole animava il personale del comando a moltiplicare le proprie energie nei momenti gravi del combattimento. In una speciale circostanza assumeva il comando di pochi ciclisti e porta ordini, e, facendo fuoco insieme con essi, contribuiva a trattenere il nemico avanzante. Sella alta di Iesenak- Monte Spig, 24-27 ottobre 1917”

Il 9 di settembre si parte per destinazione ignota; il 10 siamo a Cividale del Friuli ove sostiamo. Il 16 si parte si parte di nuovo. Si passa da Gorizia, Monfalcone, Trieste ed il 17 si arriva a Volasca ove si pernotta. Il 18 ci trasferiamo a Castreo. Il 28 ci trasferiamo a Felenie a 6 km da Fiume che vado a visitare il giorno dopo. Qui comincia una vita poco bella ! Confinati in mezzo ai monti fra quei croatacci che non ci possono vedere col timore di brutte sorprese da parte dei Iugoslavi e dei fiumani passiamo delle giornate e delle nottate invero poco piacevoli!
Io però ho la fortuna di scappare; il 18 ottengo di nuovo la licenza per Palermo ove arrivo il 23 fermandomi una notte a Trieste ed un giorno da babbo a Bologna. Ho ottenuto 20 giorni più sedici di viaggio; ma il servizio tradotte è abolito ed io viaggio in diretto!
Questa volta trovai Mimma al porto ad aspettarmi con Edoardo. Ricordi che acqua Mimma? Ci decidemmo poi a prendere una carrozzella e buon per noi se quella decisione fosse stata presa subito! Ma noi eravamo felici e poco ci curavamo dell'acqua ! Quindici giorni restai con te questa seconda volta. Ricordi piazza Marina ? Il cinematografo ? Ovunque cercavamo di scambiarci una carezza, un bacio !
La domenica poi mi era concesso di restare tutto il giorno con Mimma e come felici e brevi erano quelle ore !
Dall'ultima volta che eravamo stati insieme il nostro amore era ingigantito Mimma e a tal punto che il giorno del distacco ( 6 di novembre) ero commosso come mai lo ero stato e per la prima volta ho pianto! Fu Sabino che mi venne ad accompagnare e prendemmo una stradicciola di campagna per arrivare più presto a Torre Lunga. Avevo il cuore in tumulto e dei lacrimoni roventi mi asciugavano sul ciglio a stento trattenuti.
Il giorno 8 ero a Pisa ed il 18 partii di nuovo per Volasca ove arrivai il 20. Il 29 di di dicembre partisti per Napoli ed io stetti assai agitato quei giorni poiché mi avevi fatto intravedere la possibilità di partire sola con Edoardo per Porto Valtravaglia. Poi, fortunatamente restasti con mamma a Napoli.
Il 10 di gennaio del 1920 si scioglie la Brigata ed il 17 parto solo per Firenze per preparare gli alloggi alle truppe che dovevano rientrare al Deposito. A Firenze facciamo parte temporaneamente del 69° regg.nto fanteria finché il 9 di febbraio sono assegnato alla 1^ compagnia di quel reggimento. Così comincia per me la noiosissima vita di caserma che in 4 anni di ufficiale non avevo mai fatto! Cominciano poi le giornate torbide e paurose ed il 18 di febbraio con 50 uomini ed un sottotenente sono comandato in servizio di pubblica sicurezza ad Empoli ove la popolazione si faceva minacciosa. Con tutto stetti meglio ad Empoli che al sicuro a Firenze poiché là ero l'ufficiale più elevato in grado e quindi nessuno poteva controllare le mie azioni e feci vita tranquilla.
Il 15 di marzo ritorniamo a Firenze ed il 9 di aprile passo a prestare servizio alla Direzione del Genio Militare in qualità di cassiere e segretario del Consiglio di Amministrazione. Questa fu una vera gioia per me poiché potei passare bene e tranquillo gli ultimi giorni della mia vita militare.
Il 7 di maggio ottenni intanto un breve permesso e partii per Napoli. Il giorno 8 sono a Resina e stetti con te fino al 10 alle ore 22, vale a dire tutte le ore di permesso che mi erano state accordate. Come è stata breve in tutto la nostra felicità di fidanzati!
Finalmente il giorno 2 giugno do' le consegne della cassa ad ufficiale del genio ed il 3 parto per Pisa con 15 giorni di licenza e successivo collocamento in
 congedo -
come richiede la mia veste militare.

Il 19 maggio 1921 il Comando del 69° Regg,to Fanteria mi comunica che per l'azione su Monte Pertica il 27 ottobre 1918 e per la quale fui proposto per ufficiale in S.A.P. Per merito di guerra, mi è stata invece concessa la medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione:
“ Giacomelli Elfrido da Pisa, tenente di complemento nel 127° Fanteria M.M., Aiutante Maggiore di battaglione, coadiuvò efficacemente il proprio comandante durante strenua lotta. Sotto il violento fuoco nemico riunì gruppi di soldati sbandati e con fermezza e valore li ricondusse in linea.
In un secondo tempo, caduto ferito un comandante di una compagnia, lo sostituì nel comando di propria iniziativa e con intelligenza e bravura guidò il reparto all'assalto, determinando la fuga e lo scompiglio del nemico, ed assicurando a noi la tanto contrastata vittoria. Memorabile esempio di alto sentimento del dovere, di sprezzo del pericolo e di abnegazione. Monte Pertica, 27 ottobre 1918.

2 novembre 1920
Sono ragioniere!......Una grande spina è tolta dal cuore – Ed il merito è tuo Marietta poiché solo
per te ho conseguito il diploma, solo il tuo amore ha potuto compiere il miracolo !

Pisa 17 -XI - 1920

Mimma mia è partita !.....

….........nessun maggior dolore che ricordarsi de' tempi felici nella miseria........
Mimma mia è partita !
Suonava quasi la mezzanotte, aggrappato con le mani al freddo metallo lucido dello sportello bevevo ancora con l'anima la infinita triste tenerezza dei tuoi occhi belli ancor gonfi pel recente pianto.....e intanto la macchina manovrava per trascinar via nella notte fredda e buia nelle verghe infinite il mostro d'acciaio snodato ove tutta la vita mia era racchiusa.
Posavi la testolina bionda e bella sul tuo braccio destro che avevi appoggiato sul finestrino, mentre la sinistra tua avevi introdotto, sul mio petto, tra la camicia e il panciotto, per riscaldarla dicevi, mentre forse ancora, fino all'ultimo volevi sentire i battiti del mio cuore !
E gli occhi nostri gli uni negli altri ridevano mentre l'anima singhiozzava !
 Nini, come sei freddo, vai a casa – dicevi. -Resta, leggevo negli occhi tuoi lucenti, - sto tanto bene così a te vicina ! - ed io non mi sarei mosso per tutto l'oro del mondo !
Quanto restammo così ? Non ricordo bene ma mi parvero minuti velocissimi.
Un fischio ed un piccolo urto, che ripercuotendosi con suono metallico di vagone in vagone colpiva volta per volta dolorosamente il mio cuore. Ancora un saluto, un bacio che appena sfiorò le tue labbra ed il treno, lentamente si mosse.
Non farti male Nini ! Furono le tue ultime parole mentre scendevo dal treno già in movimento.
Ho seguito con gli occhi miei infinitamente tristi la tua testa bionda che spariva, spariva lontano nel buio della notte fredda, il tuo braccio che si agitava in segno di addio, poi il chiarore della luce elettrica sui vetri dei finestrini, poi il rumore, poi il nulla !..
Ho sentito allora un gran freddo nell'anima, un gran bruciore negli occhi e sul corpo il freddo penetrante della notte! ….............
Nini

Pisa 1 – XII -20

Sono incapace di mettere in carta quanto nell'animo mio vi è scolpito di te. Tu che mi ami nel senso più alto della parola, metti a nudo il tuo cuore e vedi l'infinità dei sentimenti belli e puri che il tuo affetto e la tua passione vi hanno impresso in modo indelebile.
Quegli stessi sentimenti, ugualmente belli e puri ed altrettanto duraturi, potresti vederli nel mio cuore se vi fosse una potenza tale, in tuo potere, che ti concedesse di poter leggere nell'animo mio come lo puoi nel tuo; se ti fosse dato, anche per un solo istante, di sentire vivere la mia vita nel tuo corpicino bello !
Del resto se non ti è dato tanto, un qualche cosa di molto approssimativo si è verificato in noi. Non ti è accaduto alcuna volta, nei purtroppo brevi e rari momenti di gioia intensa di sentire nel tuo essere una forza prodigiosa di amore e di passione di cui sempre non si può essere capaci? Io dico di si poiché io ti ho veduta tutta trasfigurata come se in te fosse subentrato qualche cosa di nuovo che avesse ingigantito il tuo affetto, un qualche cosa che faceva intensamente vibrare tutto il tuo corpo, che faceva uscire da per gli occhi tuoi estremamente espressivi tutta la bellezza della passione grande.
Ebbene, io dico che quel qualche cosa di non tuo era la parte migliore della mia anima che si univa alla tua in quell'istante di estrema tenerezza ed accompagnandola e narrandole una divina canzone di amore ne suscitava quel tripudio di gioia che mi ti rendeva sublime.
In questi momenti essendo la mia anima alla tua unita, non hai potuto leggere quanto con la penna non saprei esprimere?
Nino

Pia 24 – XI – 20

Mostrasi sì piacente a chi la mira, che dà per gli occhi una dolcezza al core, che intender non la può chi non la prova.

E par della sua labbia si muova un spirito soave, lieve d'amore che va dicendo all'anima: sospira.

Dante

Pisa 15 maggio 1921
Morremo: e sciolti di quaggiù n'aspetto
altro amore, altra sorte ed altra stella.
Allora, o mia diletta, la nostra vita si farà più bella.
Ivi le nostre brame paghe saranno di miglior legame.
Nini

Pisa
Mimma mia
Io credo che tu non pensavi più neppure all'album o se ci pensavi era per credere ch'io mi fossi del tutto dimenticato !......
No, non mi sono mai dimenticato, ho sempre avuto anzi nella memoria la promessa fattati e quando ho avuto un minuto di tempo l'ho sempre a te dedicato scrivendoti o cercando di condurre il più presto a termine questo album che cominciai il 29 giugno dell'anno scorso !....
Quanto tempo Mimma ! Un anno e io mi sentivo struggere; ma che fare ? Prima lo studio mi ha preso tutto, e dopo lo studio il lavoro faticoso dei primi mesi di impiego.
Cominciai collo scriverti la mia vita militare sperando di riuscire a riassumerla in poche pagine mentre poi è riuscita troppo lunga, cosicché temo riesca noiosa a leggerla. Tanto più che è un racconto fedele e cronologico senza alcun punto brioso, senza nessun aneddoto se si toglie la parte che ti riguarda e che illumina e da vita a tutto il resto. La scrissi certo che tu avessi piacere a conoscere come ho vissuto dall'età dei diciannove anni in poi vale a dire dal giorno che fui lanciato nel mondo per conoscerne le insidie e le gioie. Tu ne arai certo piacere poiché imparerai ancor meglio a conoscere il mio animo semplice che te sola hai riscaldato e fatto vivere.
Ho riletto tutte queste mie parole e le ho trovate ed inatte a dirti, come vorrei, la grandezza e la purezza dei miei sentimenti; ma se esse sono misere pure hanno il pregio di essere sincere ed emanazione dell'anima mia tutta di te compresa.
Sai il mio pensiero ? :chi sa che attendeva Mimma e come resterà, come accoglierà questa pochezza: No tu non potrai accogliere che bene questo mio scritto poiché tu saprai indovinare che attraverso l'inettitudine del pensiero si rivela tutta la buona volontà di Nino tuo, tutta la pazienza nel riordinare date e ricordare nomi di paesi e di località per ricostruire completa e basata solidamente su dati di fatto tutta la mia storia.
Fra pochi mesi, Mimma, la nostra felicità sarà completa, e lo scopo di questo album è così fortunatamente destinato ad avere poca vita, poiché, tesoro mio., questi sono i ripieghi cui debbono ricorrere gli innamorati che veramente si amano a tenere desto quel sentimento di amore e di fede quando, come noi, non possono adoperare la parola, la presenza, le tenere carezze, ed i baci appassionati. Una volta che saremo uniti Mimma, esso giacerà dimenticato in un cantuccio di qualche cantera poiché la gioia e la felicità di allora renderanno umile e piccino questo libretto che oggi ti arrecherà alcune ore se non di felicità, di contentezza e di distrazione care.
Lascio Mimma qua e là alcune pagine bianche: esse dovranno servire per scrivervi le date più salienti della nostra vita di sposi e quelle le scriveremo insieme poiché ognuno di noi dovrà scrivere i propri pensieri in quelle ore felici.
Lungamente ti stringo nel cuore e con infinita tenerezza bacio le labbra tue adorate
Tuo sempre Nini

Un ringraziamento particolare alla nipote Eva e al figlio Augusto del Ten. Giacomelli che ha inviato il materiale per la pubblicazione nel nostro sito, affinchè la storia di questo nostro "ITALIANO" sia di esempio a tanti giovani e alle generazioni future.

Carlo Grigolon


Ci sentimo in dovere di ringraziare quanti ci inviano materiale da pubblicare, e siamo felici di poter dare spazio a uomini che hanno sacrificato e sofferto arrivando all'estremo sacrificio di donare la loro giovane vita alla nostra Patria, per queste persone ci sarà sempre posto nel nostro sito a memoria ed esempio per le giovani generazioni affinche eventi così tragici non debbbano più ripetersi. 

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