Statua in Bronzo di Augusto Murer
Poco prima di giungere a Cima Grappa, sulla destra si può notare il complesso con la statua in bronzo di Augusto Murer dedicato al partigiano di Cima Grappa, realizzata nel 1974 a ricordo delle truppe partigiane che combatterono e morirono in Grappa per resistere al Nazi-fascismo.
La statua in bronzo (A.Murer) del Monumento al partigiano di Cima Grappa il giorno dell'inaugurazione, 29 settembre 1974
Cenno Storico
La Seconda Guerra Mondiale, ed in particolare il periodo
che va dalla caduta del fascismo (25 luglio 1943) al suo ritorno al potere dopo alcuni mesi (8 settembre) nel bassanese si
formano le brigate partigiane antifasciste che si concentrano, per la maggior parte sul Massiccio del Grappa, in modo da
controllare la Valsugana, via di collegamento della Germania con le forze naziste operanti in Italia.
Nel luglio del 1944 i nazi-fascisti rispondono alla guerriglia avviata dai partigiani con un tragico rastrellamento nel quale
impiegano 15-20000 uomini contro 1500 partigiani. In loro onore, vicino all'Ossario viene posta una statua in bronzo, il
Monumento al Partigiano, opera dello scultore Augusto Murer.
Augusto Murer (Falcade, Belluno 1922 – Padova 1985)
Biografia
Augusto Murer è uno dei più rappresentativi, oltre che dei più prolifici, scultori italiani della seconda metà del Novecento.
Nato a Falcade, fra le Dolomiti bellunesi, nel 1922, Murer è rimasto sempre legato alla cultura e all'ambiente alpino delle proprie origini, anche dopo il successo internazionale della sua opera.
Fondamentale per la sua biografia artistica resta tuttavia l'incontro e la breve collaborazione, nell'autunno del '43 a Venezia, con Arturo Martini che valse a fargli maturare definitivamente la propria vocazione di scultore.
Dopo la guerra e la Resistenza, cui partecipa militando nella Brigata Fratelli Fenti, inizia nel 1945 la sua attività scolpendo il legno che resterà sempre il materiale più congeniale al suo temperamento artistico. Nascono così le prime opere, come il Portale e la Via Crucis della chiesa di Falcade o il Monumento Ossario di Belluno, frutto della committenza locale. Ma presto, dopo la mostra alla Galleria Cairola di Milano che gli attira l'attenzione di critici importanti, da Orio Vergani a Leonardo Borgese a Raffaele De Grada, la sua scultura si afferma in ambito nazionale concentrandosi, in larga parte, nella dimensione pubblica del monumento. Fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta Murer realizza, infatti, una serie incredibile di monumenti, fra cui vanno segnalati il Monumento alla Partigiana a Venezia (1964), i 4 pannelli bronzei per il Ventennale della Resistenza e della Liberazione nella piazza di Belluno (1965), il Monumento alla Vittoria a Vittorio Veneto (1968), il Monumento ai Caduti sulla Piana del Cansiglio (1970), il Monumento al Partigiano sul Monte Grappa (1974) e, nello stesso anno, le porte in bronzo per la cattedrale S. Pellegrino di Caxias do Sul, dedicate al tema dell'emigrazione veneta in Brasile e ritenute una delle sue opere più importanti.
A questa dimensione pubblica del proprio lavoro, Murer affiancò sempre un'instancabile attività espositiva che gli valse prestigiosi riconoscimenti in Italia e all'estero da parte di critici e letterati, come Raphael Alberti, ad esempio, che gli dedicò la poesia Augusto Murer scultore 1977. Questi riconoscimenti si accompagnano alle mostre di Ferrara a Palazzo dei Diamanti (1980-81), di Leningrado al Museo dell'Ermitage (1982), di Milano a Palazzo del Senato (1984), di Roma a Castel S. Angelo (1985) e alla sua partecipazione alla XLI Biennale d'Arte di Venezia (1984).
Nel 1986, a un anno dalla morte, la sua casa-atelier di Falcade, costruita in mezzo al bosco nel '72 dal suo amico architetto Giuseppe Davanzo, è stata riaperta come museo permanente delle sue opere e spazio culturale ed espositivo per incontri e mostre temporanee.
Murer è "uno scultore di gesto e di materia", secondo la felice definizione che ne ha dato Franco Solmi. Nella sua scultura, scrive ancora Solmi, "potenza della materia e dinamicità della forma convergono" per diventare una sorta di "narrazione materializzata", il cui carattere fondamentale è l'istintività (F. Solmi, L'istintività all'origine della ricerca, nell'antologia critica Murer delle montagne, Milano, Prospettive d'arte, 1986) , o meglio, come ha osservato Raffaele De Grada, "una plasticità passionale" profondamente legata alle sue radici montanare (R. De Grada, Murer, Milano, Giorgio Mondadori & Associati, 1985).
Oltre che al legno, Murer, a partire dal 1964, si è dedicato con assiduità anche alla scultura in bronzo, sia nella dimensione monumentale che in quella artistica più minuta, conservando sempre quei caratteri stilistici di fondo della sua scultura che per Enrico Crispolti restano: "un umanesimo costante", "il senso drammatico della vita", "la corporeità e fisicità delle immagini", "l'attenzione alla materia", "l'articolazione narrativa" e la "celebrazione dei sentimenti" (E. Crispolti, Parametri per la scultura di Murer, in Murer delle montagne, cit.).
Murer è stato anche incisore, disegnatore e illustratore di libri.
E' morto a Padova nel giugno del 1985 in seguito a una malattia che negli ultimi anni ne aveva minato il fisico.
L'opera in inverno
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