Dal Diario di Erwin Rommel Battaglie sul Grappa 
            
           Nella notte sul 16 dicembre, il mio distaccamento bivacca a   milletrecento metri di altitudine nella neve e nel ghiaccio. Il 16 dicembre   viene esplorato il terreno intorno alle posizioni sul cocuzzolo della Piramide,   sul Solarolo (quota 1.672) e sul cocuzzolo della Stella. Il nemico continua a   difendere tenacemente gli elementi più importanti di queste alture dominanti.   Nella notte sul 17 dicembre, un'abbondante nevicata seppellisce le nostre tende.   Il giorno dopo il gruppo Sproesser passa all'attacco.  
          Riusciamo a penetrare nelle posizioni sul cocuzzolo della   Stella, a catturare centoventi bersaglieri della Ravenna e a respingere   fortissimi contrattacchi nemici. Purtroppo le nostre perdite sono gravi. Il   sergente Quante della 2ª compagnia, un ottimo sottufficiale, non ritorna da una   perlustrazione. Probabilmente è stato ferito ed è precipitato. Sui ripidi pendii   del cocuzzolo della Stella resistiamo, battuti dal violento fuoco   dell'artiglieria italiana e tormentati dal gelo, fino alla sera del 18 dicembre   1917; poi, il battaglione da montagna scende a valle per raggiungere Schievenin.   Là la posta militare ci consegna due piccoli involti.  
          Questi contengono le insegne dell’Ordine (pour-le-merite) per   il maggiore Sproesser e per me, a quei tempi una ricompensa inaudita per un   battaglione. In alcuni paesini a nordest di Feltre trascorriamo la vigilia di   Natale. Nella giornata di Natale, i fucilieri da montagna agli ordini del loro   vecchio alpino, come viene chiamato il maggiore, s'incamminano ancora una volta   attraverso la stretta valle del Piave a sud di Feltre nella direzione del   fronte.  
          Il mio distaccamento prende posizione nel settore del monte   Pallone con l'ala sinistra appoggiata al monte Tomba e dà il cambio ai   cacciatori prussiani che presidiano quel tratto. Le postazioni delle   mitragliatrici e dei fucilieri sono sistemate in piccoli avallamenti sui ripidi   e brulli pendii che offrono ben poca protezione. Il terreno è coperto dalla   neve. Il freddo è per il momento sopportabile. Di giorno, i fucilieri devono   starsene ben mimetizzati sotto i loro teli da tenda perchè tutto il terreno sul   quale sorge la posizione è esposto alla vista del nemico. Guai se l'artiglieria   italiana o, peggio ancora, una bombarda prende di mira una postazione!  
          Non si possono accendere fuochi, e il rancio arriva solo di   notte. Ogni traccia lasciata sulla neve dev'essere cancellata con somma cura.   Qualche compagnia è ridotta a venticinque-trentacinque uomini. Eppure continuano   a svolgere il loro duro e pericoloso servizio come se nulla fosse. Il 28   dicembre 1917, le truppe schierate sul fronte del battaglione da montagna del   Wurttemberg respingono un attacco italiano. Il giorno dopo si scatena un pesante   bombardamento di artiglieria sul settore del battaglione. Particolarmente   moleste si rivelano le bombarde italiane di grosso calibro che arrivano da tre   chilometri di distanza.  
          L’artiglieria nemica batte con notevole violenza durante la   giornata anche il terreno retrostante presso Alano, dove si trova il comando del   maggiore Sproesser. Ai proiettili normali dell'artiglieria si alternano   ripetutamente proiettili a gas. Nella giornata del 30 dicembre 1917, la violenza   del fuoco nemico contro il monte Tomba raggiunge il suo apice. Formazioni aeree   nemiche si abbassano fino a pochi metri dal suolo e mitragliano le nostre   posizioni e quelle dei reparti contigui. Dopo un combattimento di varie ore, i   cacciatori delle Alpi francesi riescono a conquistare le posizioni della   imperial regia 3ª brigata da montagna sulla sua sinistra. Noi riusciamo a   resistere sul posto, ma con il fianco sinistro completamente scoperto.  
          Se il nemico dovesse avanzare dal monte Tomba ulteriormente   nella direzione di Alano, resteremmo tagliati fuori e dovremmo aprirci di notte   un varco verso la nostra linea. Nevica e fa più freddo! Nelle prime ore del   mattino del 31 dicembre arrivano le riserve che colmano la falla sulla nostra   sinistra. Questi reparti sono tuttavia esposti al micidiale effetto del fuoco   dell’artiglieria nemica che spara dalla direzione del monte Pallone. Il comando   decide perciò di ritirare il fronte due chilometri più a nord. I fucilieri da   montagna occupano saldamente le posizioni su monte Pallone e sul monte Tomba,   con un freddo gelido, fino alla tarda notte del 10 gennaio 1918.  
          Due dei più valorosi cadono all’ultimo momento in una   postazione avanzata accanto alla loro mitragliatrice: il sergente Morlok e il   fuciliere Scheidel. L’arma pesante s'inceppa proprio nel momento in cui sta   respingendo un gruppo d'assalto nemico di circa una trentina di uomini. Si   arriva allo scontro all’arma bianca. Mentre una parte del presidio della   posta-zione tenta di respingere le soverchianti forze nemiche con le pistole e   con le bombe a mano, Morlok e Scheidel si danno da fare febbrilmente per   rimettere in ordine la mitragliatrice congelata. Una bomba italiana del tipo   Sipe esplode tra i due uomini e ferisce entrambi mortalmente. Il nemico viene   respinto.  
          Poco prima di mezzanotte, il distaccamento Rommel, ora   retroguardia del battaglione da montagna del Wurttemberg, arriva con i due   Caduti nei pressi di Alano per dirigersi poi attraverso i carnai di Campo e   Quero verso la zona alta del Piave. Otto giorni più tardi parto con il maggiore   Sproesser, passando per Trento, verso casa per godermi una licenza dopo la   quale, con mio grande dolore, non ritornerò più dai miei fucilieri da montagna.  
          Un ordine proveniente dalla più alta autorità esistente mi   trasferisce al 64° comando generale straordinario dove vengo inquadrato nello   Stato Maggiore come ufficiale addetto al comandante. Con il cuore angosciato   seguo da qui le vicende vissute dal battaglione da montagna del Wurttemberg,   nell'ultimo anno di guerra: la grande battaglia in Francia, la conquista dello   Chemin des Dames, l'attacco contro Fort Condè, l'attacco contro Chazelle e la   posizione di Parigi, gli scontri nella foresta di Villers-Cotteret, la   traversata della Marna, la ritirata attraverso la Marna, le battaglie di Verdun.  
          Queste battaglie creano enormi vuoti nelle file dei vincitori   del D. Cosna, del Kolovrat, del Matajur, di Cimolais e di Longarone. Solo a una   piccola parte di essi sarà concesso di rivedere la patria. In Occidente,   nell'Est e nel Sud riposano i fucilieri tedeschi che hanno voluto compiere   fedelmente il loro dovere per il Popolo e la Patria fino all’amara fine. Essi   ammoniscono noi sopravvissuti e le generazioni che verranno, di non essere   inferiori a loro quando si tratterà di compiere sacrifici per la Germania.  
          << TORNA LA GRANDE GUERRA >>            |